La Nuova Sardegna

Oristano

Una architettura green nel cuore di Cabras

di Paolo Camedda
Una architettura green nel cuore di Cabras

Concluso ieri il workshop internazionale dedicato ai materiali tradizionali Docenti e alunni del Politecnico di Torino hanno “ricostruito” via Battisti

09 dicembre 2021
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CABRAS. Non sono parte teorica, con seminari e laboratori. Il workshop internazionale Save The Traditional Cabras ha avuto anche un'importante applicazione pratica nel centro storico del paese. Nei primi giorni gli interventi hanno riguardato una decina di case tradizionali del centro storico, attraverso il consolidamento strutturale, il ripristino degli intonaci, la finitura e le decorazioni della parete esterna, il tutto in sinergia con gli abitanti proprietari. Successivamente, nella giornata di martedì, si è lavorato all'installazione di uno spazio verde e di un pergolato in canne in via Cesare Battisti. Fin dalla mattina nel tratto della strada che si ricongiunge poi con via Messina, sono state preparate e intrecciate le canne per il pergolato, e ai lati della via sono state sistemate le piantine. Nel pomeriggio si è quindi completato il lavoro con l'applicazione del terriccio e la sistemazione delle pietre. Infine, per rendere l'atmosfera ancora più particolare, sono state predisposte le luci LED colorate, funzionanti semplicemente con una batteria ricaricabile. «Si tratta di un'installazione provvisoria – spiega la professoressa del Politecnico di Torino, Valentina Serra – di un concept che dà l'idea di quello che è possibile fare con l'architettura green. Abbiamo voluto ricreare un'area verde, nel centro storico del paese, dove le persone possono incontrarsi e socializzare, come accadeva in Sardegna un tempo e oggi si è un po' perso. La nostra è una proposta che speriamo possa trovare il gradimento dei cittadini e venire poi ripetuta ed estesa». A dirigere i lavori, cui hanno preso parte gli studenti di Architettura dell'Università di Torino, sono stati la professoressa del Politecnico di Torino Carla Bartolozzi e l'architetto Luciano Pia. «È stata un'esperienza emozionante, unica – dice Fabio Ambrogio, uno degli studenti – abbiamo avuto la possibilità di usare gli strumenti, di stare assieme alle maestranze e di vedere come funziona un cantiere che parte dal basso. Speriamo possa essere un germe per un progetto più ambizioso». Entusiasta dei risultati anche Gloria Isaia, giovane studentessa. «È il mio primo workshop – sottolinea – mi ha dato tanto e anch'io ho cercato di dare tanto a questa cittadina. Siamo abituati a lavorare davanti ad un computer, toccare con mano la praticità ci ha fatto scoprire un mondo nuovo. Per il recupero degli edifici abbiamo usato materiali completamente naturali come la calcidrata e il grassello».

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