La Nuova Sardegna

Oristano

«Così si svolse l’esame antidoping»

«Così si svolse l’esame antidoping»

Sartiglia 2018, altri testimoni al processo per il presunto scambio di persona

09 febbraio 2022
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ORISTANO. Mentre il mondo della Sartiglia si concentra su quel che sarà della prossima manifestazione, in tribunale continuano i cascami della giostra del 2018, quella delle contestazioni all’ex questore Giovanni Aliquò e dei controlli antidoping, con le inchieste penali che ne derivarono. Proprio sulla presunta sostituzione di persona avvenuta al momento dei controlli antidoping di domenica 11 febbraio 2018 hanno parlato i testimoni del processo che vede imputati i cavalieri Gianluca Russo, Roberto Pau e Giuseppe Frau e l’ex componente della Fondazione Sartiglia, Marzio Schintu. L’accusa è quella di aver indicato generalità fasulle al momento dell’esame delle urine.

Il motivo sarebbe stato quello di coprire cavalieri che sarebbero potuti risultare positivi, per cui, altri cavalieri, consapevoli di non aver assunto sostanze dopanti, si sarebbero presentati di fronte ai medici della Nado per effettuare l’esame e salvare così i compagni di Sartiglia. Proprio i due medici, addetti all’antidoping, hanno aperto il nuovo giro di testimonianze, chiamati a deporre dal pubblico ministero Ivan Sanna. I dottori Macis e Tomassi hanno spiegato come avvengono le procedure, ma l’attenzione dell’accusa, degli avvocati difensori Lorenzo Soro, Carlo Figus, Adriano Sollai e Guido Manca Bitti e della giudice monocratica Serena Corrias si è concentrata soprattutto su due aspetti: chi chiamò i cavalieri che si dovevano sottoporre all’esame e chi fece l’identificazione dei cavalieri che si recavano nelle aree in cui si effettuavano le procedure.

È su questo che si gioca il processo e bisogna chiarire se sono state di aiuto, per rendere tutto più chiaro, le deposizioni dei due medici, dei cavalieri Pierpaolo Falchi, Filippo Vidili e Alessandro Cester e dell’ispettore di polizia Francesco Andrea Contini. I due addetti Nado, così come l’agente di polizia, hanno chiarito di non conoscere di persona i cavalieri. L’ispettore ha poi spiegato che a rintracciarli era l’addetto della Fondazione, Marzio Schintu, che poi li conduceva dal poliziotto. Rispondendo a una domanda della giudice, ha spiegato che Marzio Schintu non seguiva le operazioni direttamente, ma sarebbe rimasto un po’ a distanza. Potrebbe essere un particolare importante.

La prossima udienza è fissata per l’8 marzo. (e.carta)

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