La Nuova Sardegna

Oristano

Il grido dei cinquecento per la sanità

di Michela Cuccu
Il grido dei cinquecento per la sanità

Comitati, associazioni, cittadini da tutta la Sardegna Centrale hanno protestato contro lo smantellamento dei servizi

13 marzo 2022
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ORISTANO. Proclamare lo stato di emergenza per la sanità del Centro Sardegna e delle altre aree periferiche, ma anche le dimissioni dell’assessore regionale alla Sanità, Mario Nieddu: ieri mattina in piazza Roma, circa cinquecento persone hanno manifestato per chiedere una miglior distribuzione dei servizi sanitari e ospedalieri in Sardegna. Organizzata dal Coordinamento dei comitati e delle associazioni della Sardegna Centrale, l’iniziativa ha visto una buona partecipazione di attivisti arrivati in gran parte dalle aree interne: Barbagia, Sarcidano, Mandrolisai, Marghine e dal più vicino Guilcier. In piazza, anche tanti sindacalisti e sindaci, persino gli studenti della sede di Terralba del Liceo De Castro con dietro lo striscione, studenti, insegnanti e lo stesso dirigente, Pino Tilocca. Molto più sfumata la presenza dei cittadini oristanesi che, nonostante il confronto quotidiano con le lacune e i disservizi dell’ospedale San Martino, dove alcuni reparti funzionano a singhiozzo, e del poliambulatorio, dove per una visita specialistica l’attesa può durare anche un anno, in pochi hanno raccolto l’invito del Comitato per il diritto alla salute a denunciare pubblicamente una sanità pubblica incapace di dare risposte.

È stata proprio la portavoce del Comitato oristanese, Maria Carmela Marras, ad aprire la lunga sequenza di interventi, facendo proprio l’appello della Sardegna centrale, maggiormente colpita dallo storico duopolio Cagliari-Sassari che sta escludendo dalla distribuzione dei servizi il resto dell’isola. Prima di dare la parola agli altri partecipanti, ha anche sollecitato le dimissioni dell’assessore regionale alla Sanità, accusato di non aver adottato scelte che, seppure non risolutive, avrebbero almeno limitato i problemi che affondano la sanità, soprattutto in periferia.

Subito dopo il sindaco di Oristano, Andrea Lutzu, ha sottolineato la necessità di un maggior equilibrio nella distribuzione dei finanziamenti per la sanità pubblica, ma anche del personale. Nel suo ruolo di presidente del Distretto sanitario di Oristano, ha parlato di segnali positivi: «Come l’arrivo dei nuovi pediatri al San Martino e di nuove attrezzature diagnostiche».

Sono stati però i rappresentanti dei Comitati arrivati dalle aree interne della provincia di Nuoro a rappresentare concretamente le difficoltà di un territorio che, come ha spiegato Gianfranca Salvai, nel caso del Mandrolisai è talmente isolato che servono tre ore di auto per raggiungere Cagliari e sei, con i mezzi pubblici, per arrivare a Olbia. «Smantellare gli ospedali nelle nostre aree, come sta avvenendo per il San Camillo di Sorgono, – ha detto – significa costringere le nostre popolazioni a dover rinunciare a curarsi».

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