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Aeroporto di Fenosu, Aeronike replica ai politici: «La gestione pubblica uno spreco da 28 milioni»

di Enrico Carta

	L'aeroproto di Fenosu
L'aeroproto di Fenosu

L’imprenditore Riccardo Faticoni risponde ai solleciti partiti dall’assessore regionale Moro e dal sindaco di Oristano: «Ditemi che azioni concrete proponete e con quali soldi, poi possiamo confrontarci»

24 novembre 2023
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Oristano Più di ogni altra cosa pesano i numeri. Per aprire l’aeroporto di Fenosu furono spesi all’inizio degli anni 2000 ben 22 milioni. Quando chiuse, dopo aver funzionato per un brevissimo periodo, fu lasciato un buco da quasi 6 milioni, per un totale di 28 milioni di soldi pubblici. Sono dati importanti e a tutti li ricorda l’attuale proprietario dello scalo, la società privata Aeronike, proprio mentre su Fenosu hanno ripreso a volteggiare i politici che, a pochi mesi dalle elezioni regionali, rispolverano un vecchio cavallo di battaglia di ogni campagna elettorale: la riapertura dello scalo aeroportuale oristanese. I loro sono voli più o meno pindarici, magari pieni di entusiasmi oppure fantasiosi – dipende dai punti di valutazione –; sono richiami al «Bisogna fare qualcosa per riaprire l’aeroporto», solleciti che per ora si limitano alle dichiarazioni d’intento senza un progetto e un piano di interventi tangibile.

A riaprire il caso era stato l’assessore regionale ai Trasporti Antonio Moro che, in una visita a Oristano di una dozzina di giorni fa, aveva subito trovato il sostegno del sindaco Massimiliano Sanna e degli assessori Simone Prevete e Ivano Cuccu. Qualche giorno più tardi, facendo seguito a quella che in molti avevano giudicato come un’incursione da elezioni, lo stesso Antonio Moro era tornato alla carica assieme a sindaco e assessori organizzando un incontro con i vecchi soci (Provincia, Consorzio Industriale) che avevano gestito lo scalo prima che questo passasse sotto la gestione privata di Aeronike-Fenair, guidata dall’imprenditore Riccardo Faticoni. Al privato i politici hanno rimproverato l’inerzia di questi anni in cui Fenosu è rimasto chiuso e hanno prospettato un intervento in forze ribadendo che l’imprenditore è venuto in possesso di una struttura che esiste perché il settore pubblico ci ha messo su denari e ancora denari.

Dopo qualche giorno di riflessione, è arrivata la risposta dove trovano poco spazio le mezze frasi. La verità viene subito sbattuta in faccia a chi sta invocando un intervento pubblico. Basta l’incipit della lettera aperta che Riccardo Faticoni invia al mondo politico per capire che le posizioni non sono molto vicine: «L’argomento del rilancio di Fenosu mi appassiona non poco e, da anni, mi impegno in prima persona affinché l’aeroporto possa trovare nuovi sviluppi, profondendo enormi sforzi sia in termini finanziari che umani. Permettetemi innanzitutto un breve excursus che consenta di ripercorrere i più significativi passaggi che hanno portato all’attuale configurazione societaria: gli ex soci pubblici che attualmente reclamano un ruolo attivo, in passato, dopo aver speso 22 milioni di euro di denari pubblici per avviare un progetto di rilancio dello stesso aeroporto, hanno determinato il quasi fallimento della società a causa di una serie di scelte inopportune che hanno provocato una perdita di ulteriori quasi 6 milioni di euro, con importanti ripercussioni sul territorio. A quel punto la politica locale e regionale ha deciso di non rifinanziare la società di gestione e la società è stata privatizzata».

«Fu allora – prosegue Riccardo Faticoni – che intervennero dapprima l’Aeronike, società che rappresento, e poi la FenAir, di cui detenevo una larga maggioranza. Non ci sono stati altri imprenditori locali, regionali o nazionali, o associazioni di qualunque natura che hanno manifestato interesse verso l’aeroporto, fatta salva una compagine, a cui la Provincia di Oristano aveva aggiudicato l’asta di compravendita delle quote, che poi si è rivelata essere governata da persone la cui fama era nota alle cronache. Per poter salvare la società mi sono fatto carico in prima persona di una serie di oneri pesantissimi lasciati in eredità da parte degli ex soci pubblici».

Di quali soldi parla Riccardo Faticoni? È egli stesso a dare la risposta: «In primis, il ricorso avverso all’aggiudicazione della Provincia, poi i debiti (maturati nella precedente gestione pubblica, ndr) nei confronti di alcuni ex dipendenti, dei sindaci della società e del liquidatore, degli enti previdenziali e di alcuni fornitori». Oltre a ciò c’è stato l’impegno non solo economico per provare a rimettere in pista Fenosu: sono serviti altri soldi, missioni, contatti, burocrazia da superare. «Anche se dall’esterno può sembrare che tutto langue nel totale abbandono – scrive Riccardo Faticoni –, tante attività sono state portate a termine con successo e si sta lavorando per disegnare l’aeroporto del futuro, energeticamente autosufficiente, ecosostenibile e punto di eccellenza per la formazione dei piloti civili».

Poi si rivolge ai politici: «Come voi stessi avete giustamente sottolineato è un’infrastruttura che presenta enormi potenzialità, con ricadute positive certe nei confronti del territorio e dell’intera Sardegna. Seppur molte delle infrastrutture si presentano in eccellente stato, è anche vero che l’aeroporto rivela evidenti limiti: la pista di soli 1.200 metri, la portanza della pista e soprattutto dei raccordi che non consente la movimentazione di aerei sopra i 50 passeggeri, le strade vicinali in condizioni precarie, gli ausili alla navigazione strumentale ormai obsoleti. Vi chiedo pertanto quale sia lo sviluppo da voi ipotizzato, se questo sia compatibile con l’infrastruttura attuale oppure se immaginate ulteriori ampliamenti e in quali tempi questi sviluppi possano concretizzarsi».

Quindi, la conclusione: «Dal canto nostro, in qualità di socio di maggioranza che detiene complessivamente il 73%, auspichiamo sinceramente una collaborazione con il pubblico che possa fungere da acceleratore, ma gli obiettivi, i tempi e le risorse finanziarie necessarie allo sviluppo, devono essere chiari fin dal principio. Inoltre riteniamo che un punto fermo debba essere una gestione sana, in grado di mantenere costantemente un equilibrio economico e finanziario. Dei tanti errori fatti in passato è necessario fare tesoro ed evitare di ripeterli, affinché l’aeroporto possa finalmente diventare una risorsa importantissima al servizio della comunità, delle aziende e dei trasporti della Sardegna. Siamo pronti ad affrontare discorsi condivisi con chiunque voglia apportare valore aggiunto. Auspichiamo pertanto che ci vogliate quanto prima coinvolgere per discutere in maniera condivisa, fattiva e propositiva di eventuali sinergie per lo sviluppo dell’aeroporto». Con tutto il resto, fiumi di parole inclusi, non si vola.

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