La Nuova Sardegna

Oristano

Lavori pubblici

Porticciolo di Torregrande a Oristano, trasloco per cinquecento barche

di Enrico Carta

	Barche della piccola pesca a Torregrande
Barche della piccola pesca a Torregrande

Pescatori e diportisti allarmati

05 dicembre 2023
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Oristano Quattrocento imbarcazioni da diporto e circa centotrenta pescherecci utilizzati da chi in mare ci va ogni giorno per lavoro e non solamente per svago. Tra qualche mese dovranno levare gli ormeggi del porticciolo turistico di Torregrande perché inizieranno i tanto attesi lavori di rifacimento, opere che non riguarderanno solo le strutture a terra escludendo il fondale.

Questo non renderà meno evidenti i problemi a cui si andrà incontro perché, prima di riavere un porticciolo moderno e funzionale, per oltre un anno bisognerà convivere coi lavori e coi disagi che questi comporteranno. Gianni Salis è il presidente delle Marine Oristanesi, la società di gestione del porticciolo turistico e non nasconde la preoccupazione di fronte a un futuro prossimo pieno di incognite.

 «Tutti ci aspettavamo che i lavori sarebbero partiti, lo aspettiamo da almeno vent’anni, ma, siccome i lavori non partivano mai, tra finanziamenti che arrivavano e poi sparivano, alla fine ci eravamo quasi abituati. Quello che non ci aspettavamo, era che lunedì scorso ci convocasse il Comune assieme alla ditta incaricata di portare avanti i lavori per dirci che in primavera sarebbero partiti. Per noi è stato come trovarci di fronte a uno tsunami».

Bisogna quindi navigare tra le onde e cercare soluzioni alternative per sistemare provvisoriamente le circa 530 imbarcazioni ormeggiate a Torregrande, numero che rappresenta anche l’intera capienza attuale del porticciolo. «Ci siamo immediatamente messi al lavoro – prosegue il presidente delle Marine Oristanesi –, ma al momento non siamo in grado di dare risposte perché tutto dipenderà dagli spazi che verranno eventualmente messi a disposizione in altri porticcioli e dalle indicazioni dell’Autorità portuale e marittima della Sardegna che ha mostrato da subito massima disponibilità. È un’operazione ciclopica e siamo fiduciosi di poter soddisfare le esigenze di tutti, serve però la massima collaborazione tra tutti i soggetti interessati». La situazione più complessa, a differenza di quanto si potrebbe pensare guardando i soli numeri delle barche ormeggiate, è quella che riguarda i pescherecci che non possono certo essere dirottati in località lontane miglia come quello di Sant’Antioco.

A Torregrande è ormeggiata la marineria più grande di tutta la Sardegna «e stiamo parlando di persone che vanno in mare per lavoro, per portare il pane a casa. Dobbiamo essere quanto mai attenti nel gestire prima di tutto la loro sistemazione provvisoria – dice Gianni Salis –. Si sta valutando l’ipotesi di uno spostamento al porto industriale di Oristano-Santa Giusta, ma non è una questione semplice perché lì c’è un traffico particolare di navi e anche i pescherecci hanno le loro esigenze». Vanno messe nel conto la necessità di muoversi con orari particolari, quella di avere spazi a disposizione non solo per stare alla fonda, ma anche per sbarcare il pescato e per operare a terra. Poi ci sono i diportisti con i quali, dal 1° gennaio, le Marine Oristanesi non hanno impegni perché il contratto di servizio scade il 31 dicembre. «Ci impegneremo comunque per trovare una sistemazione anche a loro – spiega Gianni Salis –. Abbiamo già contattato altri porti, tra cui quelli della costa occidentale, ma abbiamo chiesto l’eventuale disponibilità di spazi anche a Porto Torres, Stintino e Castelsardo. Il problema è che il porticciolo di Torregrande è uno dei pochi costantemente tutto esaurito e, tra l’altro, bisognerà anche capire se il numero di ormeggi rimarrà tale anche in futuro: il progetto prevede una diminuzione dei posti barca perché si sarebbe dovuto fare il dragaggio del fondale per poter ospitare imbarcazioni con un pescaggio superiore. Il dragaggio non si farà, ma il progetto è rimasto uguale con la rimozione di alcuni moli galleggianti».

Insomma, il futuro è pieno di incognite e lo è anche per la sopravvivenza delle Marine Oristanesi: «La società rischia un danno che può essere sopportabile o, andando male, rischia la chiusura e lo scioglimento. Non vorremmo fare la fine dell’Aeroclub di Fenosu che ha fatto funzionare per tanto tempo l’aeroporto e che poi ha chiuso quando è finito in mani pubbliche. È per questo che ripeto che serve la collaborazione di tutti, magari anche studiando il modo perché i lavori non impattino contemporaneamente su tutta la struttura e si possa tenere aperta una parte del porticciolo». Si può galleggiare, ma non troppo a lungo perché poi ci si stanca e si va a fondo.

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