La Nuova Sardegna

Oristano

Tribunale

Processo Ippocrate, in aula i testi sul rapporto tra Assl e PdS

di Enrico Carta

	Il blitz della Finanza all'Ospedale di Oristano
Il blitz della Finanza all'Ospedale di Oristano

Testimonianze non univoche

25 gennaio 2024
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Oristano La fedeltà al Partito dei Sardi in cambio di un lavoro. È stato il tema centrale dell’udienza del processo legato all’inchiesta Ippocrate sui presunti concorsi pilotati e sulle assunzioni all’Assl nel periodo in cui l’azienda sanitaria era un feudo politico del Partito dei Sardi. L’attenzione al ritorno in aula dopo una lunga pausa si è focalizzata proprio sul secondo dei due aspetti, in particolare sul collegamento tra le assunzioni e i vertici dell’Assl e sul rapporto tra questi ultimi le agenzie interinali che fornivano il personale. Le testimonianze, però, sono state di due tipi. C’è chi ha confermato la tesi dai pubblici ministeri Armando Mammone e Marco De Crescenzo e chi no. L’accusa sostiene che l’appoggio al PdS sarebbe e stato un requisito fondamentale per chi voleva ottenere una corsia preferenziale per un posto di lavoro all’ospedale San Martino, dove il dominus sarebbe stato l’ex primario di Ostetricia e responsabile del Blocco operatorio, Antonio Onorato Succu. Insieme a lui sono imputati a vario titolo per corruzione, frode in pubbliche forniture, omissione di atti d’ufficio, abuso d’ufficio, rivelazione e utilizzo di segreto d’ ufficio e induzione indebita nel dare o promettere utilità anche l’ex consigliere regionale del Partito dei sardi Augusto Cherchi; l’allora direttore dell’Assl Mariano Meloni; l’ex commissaria della stessa Assl, Maria Giovanna Porcu; l’ex responsabile delle professioni sanitarie Gianni Piras; l’ex capo degli infermieri del blocco operatorio Salvatore Manai; l’ex responsabile del personale Angelo Piras e i responsabile di due agenzie interinali, Agnese Canalis e Nicola Contarini; quindi i beneficiari dei presunti concorsi truccati Angelica Faedda, Andrea Dore, Giovanni Sanna e Daniela Sanna, padre e figlia .
Ieri l’udienza è proseguita con altre sei deposizioni dei testimoni del pubblico ministero. Il primo a essere interrogato dalle giudici Carla Altieri, Elisa Marras e Serena Corrias è stato l’appuntato della guardia di finanza Antonio Marras che ha ricordato il sequestro di una serie di libri di preparazione al concorso di operatore socio sanitario effettuati a casa di una persona che poi partecipò al concorso successivo indetto dall’Assl.
Quindi è toccato alla dipendente di un’impresa che svolgeva il servizio di pulizia al San Martino. Sonia Cadeddu ha detto di essersi candidata col Partito dei Sardi alle elezioni comunali di Oristano del 2017 su richiesta di Salvatore Manai, dopo aver inizialmente rifiutato la proposta. Successivamente, lo stesso ex responsabile degli infermieri del blocco operatorio, propose alla testimone di entrare nell’agenzia interinale E-Work e questa proposta fu respinta. Dopo la produzione di una chat telefonica, il collegio difensivo, in particolare gli avvocati Roberto Olla, Pierluigi Meloni, Antonello Spada, Massimiliano Ravenna, Aldo Luchi e Pasquale Ramazzotti, hanno evidenziato come i tempi non coincidano perché la testimone aveva accettato la candidatura in un momento precedente a quello della proposta di passaggio all’agenzia interinale.
Quindi è toccato a Simonetta e Gloria Tiddia, madre e figlia che per un periodo hanno lavorato assieme in ospedale. Entrambe hanno detto che un’altra dipendente appena assunta godeva di un trattamento speciale in ospedale perché apparteneva al partito, ma la difesa ha obiettato che a muovere tutto fosse il risentimento per non aver ottenuto poi un posto di lavoro definitivo. Sarebbe lo stesso motivo che muove le accuse della quinta testimone di ieri. Patrizia Cominu, oggi insegnante, ha però ribadito più volte che non conoscendo persone influenti all’interno dei vertici dell’Assl di allora, non veniva tenuta nella giusta considerazione dall’agenzia interinale che forniva il personale. Ha spiegato che anche la responsabile aveva lasciato intendere questo e che ciò fu motivo di scontro. Solo che Susanna Cauli, la responsabile chiamata in causa da Patrizia Cominu, ha invece smentito queste affermazioni, anche se poi ha chiarito di aver pensato che il cospicuo numero di assunti provenienti da Macomer o comunque dal Marghine facesse comodo proprio al primario Antonio Succu che allora era anche sindaco di Macomer.

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