La Nuova Sardegna

Oristano

L’udienza

Stalking nella mensa dell’istituto Meloni a Nuraxinieddu: cuoco a processo

di Enrico Carta

	L'istituto agrario e alberghiero don Deodato Meloni
L'istituto agrario e alberghiero don Deodato Meloni

Un’ex collega lo accusa di aver reso impossibile la convivenza durante l’orario di lavoro nelle cucine dell’istituto Agrario di Oristano.

04 maggio 2024
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Oristano Cucina da incubo e non per lo sporco o per il cibo di scarsa qualità, ma perché sarebbe stata il luogo in cui il cuoco 55enne Giancarlo Cossu, originario di Ula Tirso e residente a Oristano, avrebbe imperversato per alcuni anni. La cucina, con annessa mensa, è quella dell’istituto don Deodato Meloni a Nuraxinieddu che, durante l’anno, ospita anche gli studenti dell’Agrario e dell’Alberghiero nel proprio convitto e serve i pasti anche a insegnanti e personale che vi lavora.

È dentro quelle mura che si sarebbe verificato l’episodio di atti persecutori o stalking per cui il cuoco è finito a processo. A denunciarlo fu la sua collega Bianca Maria Caria che ieri è stata anche la principale, ma non l’unica testimone al processo che si celebra di fronte alla giudice monocratica Silvia Palmas.

Dopo essersi costituita parte civile assistita dall’avvocata Rossella Oppo, ha descritto l’ambiente non proprio sereno nel quale si trovò a lavorare per alcuni anni. Col collega i rapporti sarebbero stati da subito molto tesi perché quest’ultimo la rimproverava di non svolgere nel modo corretto il proprio lavoro. Ma non si sarebbe trattato di semplici attriti. Rispondendo alle domande del pubblico ministero Daniela Caddeo, la parte offesa ha spiegato di aver subito insulti venendo apostrofata come gallina e di essere stata il bersaglio di un continuo bombardamento di frasi e gesti che ne minavano la tranquillità.

Secondo la testimonianza dell’ex collega, Giancarlo Cossu avrebbe attuato una sorta di ostruzionismo arrivando persino a sprecare parte del cibo che a quel punto non arrivava nei piatti di chi si sedeva a tavola per la mensa. C’erano poi i dispetti come il tentativo, a volte riuscito, di far bruciare le pietanze cucinate da Bianca Maria Caria accendendo di nascosto i fornelli dopo che lei li aveva spenti.

Che non corresse buon sangue col collega l’hanno poi confermato anche i dirigenti scolastici, l’ex Giandomenico Demuro e l’attuale Bruno Sanna. Il primo fece addirittura quattordici procedimenti disciplinari che però non ebbero esito. Ha comunque parlato di uno stillicidio, di provocazioni sempre sotto traccia che riguardavano l’organizzazione del cibo, le mansioni lavorative, gli ordini e lo stoccaggio degli alimenti. Quando a gennaio del 2023 arrivò il provvedimento che vietava a Giancarlo Cossu di avvicinarsi ai colleghi gli mandò il seguente messaggio: «Il tempo è galantuomo, a ciascuno il suo, ma alla fine i conti tornano». Poi ha spiegato di averlo scritto perché vedeva la sofferenza degli altri lavoratori.

L’attuale dirigente Bruno Sanna ha invece chiarito di aver provato a richiamare al lavoro nella mensa dell’istituto la cuoca, ma che costei rifiutò proprio perché l’esperienza precedente era stata traumatica e non voleva riviverla. Allo stesso modo anche un altro ex collega ha descritto l’ambiente di lavoro come «non tranquillo» imputando tutto ciò alla presenza del cuoco. Quest’ultimo, lo si è capito da una serie di domande poste dai suoi avvocati difensori Gianfranco Meloni e Gloria Demontis, mira invece a ribaltare la situazione. Non sarebbe stato lui il persecutore, ma sarebbe stato la vittima del fronte compatto dei colleghi proprio per il suo essere preciso e rispettoso delle norme. Non un uno contro tutti, ma un tutti contro uno dall’esito scontato in cui la maggioranza avrebbe colpito l’anello debole della catena. È presto per dire come andrà a finire. Mancano diverse udienze e svariati testimoni: i prossimi, sempre chiamati a deporre dal pubblico ministero saranno in aula il 12 luglio.

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