La Nuova Sardegna

Oristano

La disavventura

Anziano intrappolato in un pozzo per 15 ore a Cabras, il racconto dei soccorritori: «Eravamo in tanti a cercarlo, per fortuna è andata bene»

di Paolo Camedda
Anziano intrappolato in un pozzo per 15 ore a Cabras, il racconto dei soccorritori: «Eravamo in tanti a cercarlo, per fortuna è andata bene»

Il comandante dei barracelli Giuseppe Pitzus: «Quando l’abbiamo ritrovato era stremato. È stato fortunato e bravo»

03 giugno 2024
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Cabras «È qui, è qui!». Ad accorgersi della presenza di Raffaele Catapano, sono stati per primi i volontari, fra cui diversi dirigenti dell’Atletico San Marco, che si erano da subito attivati nelle ricerche con la compagnia barracellare. Sentendo le richieste d’aiuto provenire dal sottosuolo hanno richiamato subito l’attenzione dei barracelli, che a loro volta cercavano l’uomo di Cabras, 82 anni, caduto in un pozzo scoperto non messo in sicurezza, mentre cercava lumache nel Sinis. «Nella mala sorte gli è andata bene – spiega il comandante dei barracelli, Giuseppe Pitzus – perché è caduto a candela ed è atterrato sull’acqua, che ha attutito la caduta. Avesse sbattuto il mento, o fosse stato un bambino, purtroppo, non ce l’avrebbe fatta. Il pozzo è profondo, da quel che sappiamo, circa 4 metri. Una volta dentro il pozzo Catapano si è organizzato con dei pezzi di legno che ha trovato dentro, li ha usati come appoggio e facendo leva con i piedi e appoggiando la schiena è riuscito a tenersi in superficie. Ma è rimasto così per circa 12 ore, con il corpo nell’acqua. Quando l’abbiamo ritrovato, perciò, era stremato. È stato fortunato e bravo».

Ma come sono state organizzate le ricerche nel Sinis? «Io sono stato allertato dal comandante dei vigili urbani, dottor Fabrizio Meloni. Ho mandato subito due pattuglie, in una c’ero io, e c’erano già sul posto i carabinieri e un nutrito numero di persone volontarie che si erano prodigate e lo stavano cercando per i campi – racconta Pitzus – lungo diversi settori. Non c’era un vero e proprio coordinamento, si andava un po’ a tentativi». Fin quando qualcuno ha sentito la voce di Catapano e ha richiamato i barracelli: «Ad un certo punto, perché eravamo nella stessa zona, ho sentito: «È qui, è qui!».

Lo cercavamo col faro di ricerca, e nelle zone sospette scendevamo a piedi con la torcia, mentre i volontari procedevano con i cellulari. Catapano aveva sentito le voci e aveva iniziato a gridare: «Aiuto, aiuto!». I volontari, che passavano a qualche metro di distanza, lo hanno così sentito. Noi eravamo a 20 metri, e ci siamo avvicinati immediatamente col nostro mezzo. Abbiamo chiamato i vigili del fuoco, giunti sul posto dopo una ventina di minuti, e un’ambulanza, che è arrivata quasi subito. È stata calata giù una bottiglietta d’acqua perché potesse bere. Poi i vigili, con estrema cautela, lo hanno portato su e caricato nel cucchiaio, la barella a mano. Successivamente è stato portato in ospedale perché dovevano monitorarne le condizioni. Presumo potesse avere un principio di ipotermia. È andata bene. Se fossimo stati in inverno, più di 3 ore non sarebbe riuscito a resistere».

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