Omicidio di Francesco Salis a Santa Giusta, Andrea Giuntoli non risponde al giudice e resta in carcere
Interrogatorio per il delitto commesso in via Dante nei primi minuti di sabato 10 agosto. L’arrestato si avvale della facoltà di non rispondere. L’ipotesi più accreditata resta quella per degli apprezzamenti rivolti alla nipote della vittima da cui sarebbe nata la lite finita a fucilate
Santa Giusta Andrea Giuntoli sceglie il silenzio. Si è avvalso della facoltà di non rispondere nell’udienza di convalida dell’arresto per l’omicidio del compaesano Francesco Salis, udienza che è durata giusto il tempo delle formalità burocratiche vista la strategia scelta dall’avvocato difensore Antonello Casula. Non ci sono state parole che possano quindi rendere meno oscuro il vero motivo del delitto avvenuto nei primissimi minuti di sabato 10 agosto in via Dante a Santa Giusta. La giudice per le indagini preliminari, Federica Fulgheri, ha convalidato l’arresto su richiesta del pubblico ministero Andrea Chelo che coordina l’indagine affidata ai carabinieri.
Il 44enne Andrea Giuntoli resta in carcere e per ora la contestazione è quella di omicidio volontario, ma all’indagato non viene contestata la premeditazione, fatto che cambia di molto le prospettive processuali e gli eventuali calcoli sulla pena. Ciò di cui sono convinti gli inquirenti è che sia stato un delitto d’impeto nato per una frase sbagliata. Al momento non ci sono altre ipotesi sul tavolo degli inquirenti che comunque allargano il raggio a ogni possibilità, ma più per scrupolo che per reali elementi su cui indagare a fondo. Non regge al momento quella di antichi rancori, perché tra i due protagonisti di questa vicenda di sangue e lutto non c’erano stati dissidi. Al più addirittura un rapporto di amicizia. Non trova riscontri, al momento, la pista di problemi irrisolti legati al mondo della droga o al passato turbolento della vittima, perché chi gli ha sparato sinora di guai con la giustizia non ne aveva avuto. E allora è tutto in qualche parola e poi nel vortice della violenza da esse generato.
La morte di Francesco Salis, 45 anni, è lì, in quei pochi minuti passati tra una frase sbagliata o male interpretata e lo scontro finito con una sola fucilata al ventre. Dopo il primo alterco in via Dante, strada in cui abitava la vittima, Andrea Giuntoli si è diretto in via Giotto, dove abita per poi ripresentarsi in via Dante col fucile. L’arma da caccia è stata messa sotto sequestro e i carabinieri hanno anche perquisito la casa dell’arrestato alla ricerca di altri elementi utili all’inchiesta, ma non sarebbero emersi particolari rilevanti che possano far pensare che il delitto sia collegato ad altri motivi o che fosse stato preparato in anticipo per essere poi eseguito alla prima occasione buona. Resta quindi in campo, per il momento, proprio la pista delle parole di apprezzamento fisico che Andrea Giuntoli avrebbe rivolto alla giovane nipote di Francesco Salis, il quale non avrebbe gradito. Eppure, tra Giuntoli e la ragazza le frequentazioni non sarebbero state una cosa così sporadica: i due si conoscevano proprio in virtù dell’amicizia tra Giuntoli e Salis, cementata probabilmente dall’attrazione per la droga di cui entrambi facevano uso e che a Salis era costata in passato molti guai con la giustizia perché finito al centro di un giro di spaccio. Resta comunque il fatto che da quelle parole ci sarebbe stata un’escalation di violenza che da verbale si è trasformata in altro. Intanto domani, martedì 13 agosto, il medico legale eseguirà l’autopsia dalla quale non sono attese troppe novità, ma soltanto conferme a ciò che già appare chiaro.