Danni ingenti e dubbi sulle cause, cosa sappiamo dell’incendio di via Ginevra a Oristano
Interrogativi e certezze sul rogo che ha distrutto otto automezzi della Sardegna Ecology, la ditta della famiglia Belloni di Ottana che gestisce la raccolta dei rifiuti per l’Unione dei Comuni dei Fenici nell’Oristanese
Oristano L’odore acre è rimasto nell’aria. Ha continuato a venir fuori per ore dal capannone annerito dov’erano parcheggiati otto mezzi per la raccolta differenziata. Sono tutti pesantemente danneggiati nell’incendio che li ha avvolti nelle primissime ore del mattino nel deposito di via Ginevra, nella zona industriale di Oristano-Santa Giusta. È lì che la ditta Sardegna Ecology ha la sua base operativa nell’Oristanese, zona in cui si occupa della raccolta differenziata per l’Unione dei Comuni dei Fenici che aggrega i paesi di Palmas Arborea, Siamaggiore, Villaurbana, Santa Giusta e Solarussa.
Il fatto Ed è lì che dalle 2.30 sino alle 6 del mattino di oggi, martedì 8 ottobre, si è sprigionato il rogo che ha causato danni per almeno mezzo milione di euro, visto che sono stati coinvolti anche mezzi che costano oltre 150mila euro. È una stima da rivedere probabilmente al rialzo, forse da raddoppiare, e non l’unica incertezza di un episodio che, in attesa degli accertamenti tecnici affidati al Nucleo investigativo antincendi territoriale dei vigili del fuoco, ancora non si sa se sia doloso oppure accidentale. La squadra mobile della polizia, coordinata dal dirigente Samuele Cabizzosu, attende di conoscere questo fondamentale dettaglio che ovviamente darebbe un indirizzo diverso alle indagini a seconda del responso.
Le indagini Le certezze partono quindi dall’orario in cui il fuoco è stato notato in via Ginevra e al numero di mezzi coinvolti. Ci sono poi altri aspetti di cui inquirenti e titolari della ditta sono già a conoscenza. Il primo è che tutti i camion erano assicurati per danni da incendio e questo garantisce per lo meno la prospettiva di un risarcimento. Il secondo è che nel capannone non c’erano telecamere di videosorveglianza, ma questo può essere un particolare irrilevante perché la zona è ampiamente coperta e, se qualcuno è passato di lì nottetempo, quasi certamente è stato immortalato. Infine, il terzo elemento certo è anche quello che alimenta più dubbi perché è stato proprio il motivo per cui, inizialmente, era stata scartata l’ipotesi dell’incendio doloso. Il portellone di ingresso al capannone era infatti chiuso e i vigili del fuoco, per accedervi, hanno dovuto forzarlo. È per questo che inizialmente si era pensato a un fatto accidentale, solo che col passare delle ore il dubbio non è stato sciolto e ora si attende il responso degli specialisti – in via Ginevra, intanto, è arrivata anche la Scientifica per cercare tracce che potessero indirizzare nella giusta direzione l’indagine –.
La titolare Intanto, fuori dal capannone Maria Luisa Belloni, titolare della ditta, camminava sconfortata di fronte a un durissimo colpo per l’azienda di famiglia che gestisce anche il servizio per i Comuni di Borore e Ottana in provincia di Nuoro e dell’Unione dei Comuni che aggrega Valledoria, Sedini e Viddalba in provincia di Sassari. «Mai subito minacce o avuto sentore che potessimo essere nel mirino di qualcuno. Abbiamo quattordici dipendenti e il capannone non è nostro, ma siamo in affitto. Il dispiacere è tanto, si resta affranti di fronte a fatti del genere. Dobbiamo comunque pensare a garantire il servizio, in qualche modo troveremo una soluzione», ha detto. Ieri, infatti, la raccolta della carta è saltata, ma oggi con mezzi che la Sardegna Ecology ha dislocati altrove e altri che prenderà a noleggio i dipendenti saranno di nuovo in strada.