Il bosco bruciato rinasce con la foresta delle api
Dopo il devastante rogo del 2021 si cerca di ricostituire il vecchio ecosistema
Sennariolo Sono ripartite le operazioni di riforestazione nel Montiferru, devastato dal grande rogo dell’estate 2021. Medsea, conclusa la prima fase, in cui sono stati messi a dimora cinque ettari di olivi, lecci e arbusti della macchia mediterranea, ha avviato la seconda fase, che interesserà le piante mellifere con l’obiettivo principale di creare “Una foresta per le api”. Proprio questo è infatti il nome tradotto in italiano della campagna, denominata in inglese “A forest for bees”. «Puntiamo a ricreare le condizioni ideali per ospitare api e altri insetti impollinatori, fondamentali per il mantenimento degli ecosistemi e la sicurezza alimentare», ha spiegato la presidente di Medsea, Piera Pala. Già nelle scorse settimane il team di Medsea dedicato alle attività a terra, guidato dalla responsabile della campagna, Maria Francesca Nonne, ha preparato il terreno sul versante nord-occidentale della collina Santa Vittoria, a Sennariolo, uno dei paesi maggiormente colpiti. Il progetto prevede in circa di due mesi di operazioni la messa a dimora di circa tremila piante mellifere su una superficie di un ettaro.
Tra le piante selezionate, che andranno a comporre la foresta nettarifera, ci sono specie vegetali di piccola taglia, come la lavanda, il rosmarino e l’elicrisio, ma anche specie vegetali di taglia media, quali il corbezzolo, l’alaterno, il prugno selvatico e la ginestra odorosa. Queste piante saranno alternate a specie autoctone come il cisto, la lavanda stecca, il mirto e l’erica, con il fine di migliorare la biodiversità dell’area. Fra gli obiettivi di “Una foresta per le api”, oltre a quello di riqualificare l’ecosistema verde, c’è infatti anche quello di supportare la diversità biologica e l’esistenza stessa delle api e degli altri insetti impollinatori, minacciata fortemente dai cambiamenti climatici.
«Una delle conseguenze più gravi dei grandi incendi è il silenzio generato dalla mancanza di vita – spiega Maria Francesca Nonne –. Per questo interveniamo, per accelerare il processo di ripristino dell’equilibrio preesistente, soprattutto con gli impollinatori, ma anche per l’avifauna». Gli insetti impollinatori, in particolare le api, svolgono un ruolo cruciale nel ciclo produttivo e riproduttivo delle piante selvatiche e alimentari, trasportando il polline dalle parti maschili a quelle femminili dei fiori, permettendo dunque la loro riproduzione, e la produzione di frutti e semi utili all’uomo e agli animali. Senza di loro, un terzo delle piante fiorite non produrrebbe semi, e questo ridurrebbe drasticamente la quantità di frutta e verdura disponibile, con gravi ripercussioni sulle catene di approvvigionamento e sulla sicurezza alimentare.
«Per la nuova campagna abbiamo selezionato le specie più idonee per l’attecchimento in quest’area particolarmente esposta ai venti, e su questi suoli prevalentemente rocciosi e caratterizzati da sacche di terra tra un affioramento e l’altro, ma anche più resilienti al clima e ai suoi effetti». Vista la scarsità di precipitazioni degli ultimi anni nella zona, sono stati allestiti anche cinque piccoli invasi per permettere agli insetti di abbeverarsi durante i periodi di maggiore siccità. La campagna “A forest for bees” è sostenuta da tante aziende ma anche da iniziative private internazionali e locali. Tra queste, Roamers, Patagonia, Extreme E, PlanBee e CoopAgri Sardegna. L’obiettivo finale è raggiungere quindici ettari complessivi tramite una foresta diffusa per le api su tutto il territorio della Sardegna. «Ogni contributo, anche piccolo – sottolinea Piera Pala di Medsea –, rappresenta un passo verso un futuro più sostenibile».
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