La Nuova Sardegna

Oristano

Il ricorso

Scontro al Tar sulla palazzina in costruzione, il primo round va al Comune

di Enrico Carta
Scontro al Tar sulla palazzina in costruzione, il primo round va al Comune

Rigettata la richiesta di sospensiva della delibera del consiglio comunale che bocciava la variante presentata dall’azienda

2 MINUTI DI LETTURA





Oristano Il primo round va al Comune. L’impresa edile 3Torri ora non può che attendere un pronunciamento nel merito, visto che la richiesta di attuare un provvedimento sospensivo è stata rigettata. A questo punto però ci vorranno mesi prima che il Tar dia il proprio pronunciamento definitivo sulla vicenda della costruzione della palazzina di via Michele Pira, dove una modifica alla copertura ha messo la ditta contro l’amministrazione, tanto da arrivare sino in tribunale. La richiesta di annullare l’efficacia della delibera del consiglio comunale dello scorso novembre e il precedente provvedimento della dirigente del settore Sviluppo del territorio del Comune che aveva dato il diniego alla variante è stata infatti rigettata. I giudici del Tar hanno infatti ritenuto «a un sommario esame tipico della fase cautelare, che non ricorrono i presupposti per la concessione dell’invocata misura cautelare, in quanto la variante al progetto proposta dalla ricorrente non pare prima facie in linea con le Norme tecniche di attuazione e il regolamento edilizio del Piano urbanistico Comunale di Oristano e inoltre non risulta corredata da tutta la documentazione richiesta dall’ente ai fini di una compiuta valutazione della proposta». Il tribunale amministrativo ha poi deciso di compensare le spese di questa prima fase di giudizio. La battaglia legale ora si sposta nel merito della vicenda che esaminerà più da vicino il ricorso presentato dall’avvocato Marco Pisano a cui si era opposto il Comune rappresentato dall’avvocata dell’ente Gianna Caccavale. La ditta costruttrice dei ventitré appartamenti di via Michele Pira aveva presentato una variante al progetto che inizialmente era stata accolta dal dirigente Giuseppe Pinna, parere che poi era stato ribaltato dalla dirigente Sara Angius che ne aveva preso il posto.

Primo piano
Il caso

Trattamenti «inumani e degradanti»: lo Stato italiano condannato per il calvario di Simone Niort

di Luca Fiori
Le nostre iniziative