La Nuova Sardegna

Oristano

Salute

Emergenza febbre del Nilo, «Provincia lasciata sola, serve un’azione forte»

di Enrico Carta
Emergenza febbre del Nilo, «Provincia lasciata sola, serve un’azione forte»

L’amministratore straordinario Battista Ghisu fa appello alle istituzioni politiche e sanitarie e alle forze di sicurezza pubblica

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Oristano Le vittime salgono a due, i contagi invece sono arrivati a ventisette. A qualcuno dei malati è andata bene ed è già fuori dall’ospedale senza aver avuto conseguenze, altri invece sono ancora ricoverati. È nel bel mezzo di una piccola emergenza sanitaria, non certo paragonabile a quella del covid ma comunque preoccupante, che l’amministratore straordinario della Provincia di Oristano, Battista Ghisu, interviene di nuovo in maniera pesante: «Assistiamo a un aumento vertiginoso dei casi di febbre del Nilo e la nostra provincia è l'unica in Sardegna colpita dal virus. Come amministratore dell’ente sto seguendo con grande preoccupazione questa situazione e per questo ho dato disposizioni al Servizio Ambiente per potenziare ulteriormente gli interventi di disinfestazione che la Provincia assicura in tutti i Comuni».

Spiega quindi come si sta intervenendo: «I trattamenti antilarvali, quelli più efficaci con il bacillo biologico, vengono assicurati dal servizio disinfestazione della Provincia dal 1° gennaio al 31 dicembre di ogni anno in tutti i Comuni del territorio. Siamo impegnati nell’emergenza da diversi mesi, i casi sono in continuo aumento e purtroppo ci sono anche due decessi, ma le cause sono da accertare e questo è compito delle strutture sanitarie». Per oggi, lunedì 16 settembre, Battista Ghisu ha avuto un lungo confronto con il comitato di cittadini di Viale Repubblica, i quali con un esposto denunciano la presenza di risaie a ridosso dell’abitato nella zona di sa Rodia, vicino ai campi sportivi, all’ospedale San Martino e comunque vicino alle case ormai sempre più numerose in quella zona. «Da anni si battono per spostare le risaie a contatto con i centri abitati – spiega Battista Ghisu –. È innegabile che le risaie costituiscono uno dei luoghi di proliferazione delle zanzare così come le zone umide che sono anche corridoio dell’avifauna migratoria responsabile dell’arrivo di queste malattie da altri continenti».

Fatta questa premessa Battista Ghisu lancia il suo attacco: «Qui non si può più lavorare in emergenza e tutti devono capire che occorre lavorare sulla prevenzione. Di febbre del Nilo si muore e le più esposte sono le persone fragili. Nei prossimi giorni convocherò i sindaci dei Comuni in cui sono presenti risaie e zone umide e i vertici dell’Asl per l’adozione di misure straordinarie. Principalmente preoccupano le migliaia di ettari coltivati a risaia e le zone umide dov'è notoria la presenza di proliferazione di zanzare. I monitoraggi testimoniano questo perché la Provincia attraverso il suo personale sta controllando queste aree dove, secondo il Regolamento provinciale, è imposto ai proprietari di risaie di effettuare trattamenti antilarvali per eliminare i pericoli. La Provincia sta agendo nelle zone pubbliche e in ogni luogo in cui può intervenire, mentre la lotta antilarvale o altri sistemi di prevenzione devono essere adottati anche dai cittadini».

Considerata la situazione sarà chiesto ai vertici dell’Asl di valutare la situazione di emergenza sanitaria e ai sindaci di adottare le misure di sorveglianza e se necessario, vista la situazione emergenziale di carattere sanitario, di adottare ordinanze per contenere la diffusione della febbre del Nilo che ha raggiunto livelli record e sta innescando forte preoccupazione. I sindaci saranno sollecitati affinché verifichino «con la massima urgenza all’interno dei loro piani urbanistici l’individuazione di zone di rispetto che costituiscano, nel rispetto del regolamento provinciale sulle risaie, una sorta di cordone sanitario che interesserà anche i canali di scolo delle attività agricole da monitorare, così com’è importantissimo da questo momento un nuovo modello di lotta che oltre alla Provincia metta insieme gli assessorati Regionali alla Sanità, all’Ambiente e all’Agricoltura, la Prefettura e tutte le forze dell’ordine, i sindaci, le Asl con i servizi prevenzione, biosicurezza e veterinari, le due Università e i loro dipartimenti di ricerca, l’Istituto Zooprofilattico, le associazioni di categoria agricole e dell’allevamento e i Consorzi di bonifica». Insomma, una proposta per lavorare con un approccio multidisciplinare sotto la regia di una unità di progetto della Regione.

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