Parcheggi azzerati alla stazione di Oristano, disagi e proteste in piazza Ungheria
Il Comune: «Ferrovie doveva realizzare gli stalli tre anni fa, ma non ci rispondono più»
Oristano È una storia di parcheggi scomparsi e promesse mancate: un vero e proprio enigma che dura da tre anni, quello delle aree di sosta che dovevano sorgere in via Nuoro. La riqualificazione di piazza Ungheria ha trasformato quella che per coloro che viaggiano sulle rotaie, la principale porta d’accesso alla città, ma ha lasciato un’eredità spinosa che a tre anni dall’avvio dei lavori continua a esasperare pendolari e viaggiatori: la cancellazione di circa 60 parcheggi. Essenziali per la vicinanza alla stazione ferroviaria, gli stalli non sono mai stati compensati, costringendo oggi gli automobilisti a un disagevole periplo della città per raggiungere il polo intermodale e da lì la stazione a piedi tramite sottopasso.
Il cuore del problema risiede in un accordo disatteso: Ferrovie dello Stato si era impegnata con il Comune a cedere un’area di sua proprietà in via Nuoro per la realizzazione di un’area parcheggi sostitutiva. A distanza di tre anni da quella promessa, dei nuovi posti auto non c’è traccia. L’assessore comunale al Traffico Ivano Cuccu esprime una frustrazione tangibile per la situazione, che imputa a una «eredità della precedente amministrazione comunale». L’assessore denuncia un vero e proprio «muro di silenzio» da parte di Ferrovie: «Abbiamo scritto più volte a Ferrovie, chiesto interlocuzioni, ma nulla da fare», spiega con rammarico. Un rammarico amplificato dalla consapevolezza di un’opportunità persa: «Quel nuovo parcheggio l’avremmo potuto realizzare con i fondi del Pnnr», sottolinea infatti Cuccu, evidenziando come la questione si sia arenata nel limbo burocratico.
Ferrovie, interpellata, ha finora declinato di fornire chiarimenti, rinviando la propria posizione a un prossimo comunicato. La carenza di posti auto è il sintomo in un più ampio quadro di riqualificazione urbana, iniziato nel 2022 con il piano Oristano Est. Da allora, l’area orientale della città è stata interessata da numerosi interventi, dal completamento del polo intermodale (dove sono stati realizzati 56 nuovi stalli al rifacimento di piazza Ungheria). I cambiamenti hanno però portato con sé nuovi problemi di viabilità, aggravati dalla chiusura dei passaggi a livello prevista dal piano di Rfi. Ne sanno qualcosa i residenti di via Baracca, il cui collegamento con via Sassari è rimasto chiuso per più di due anni, in attesa che il sottopasso pedonale in via Marconi, che Rfi ha realizzato con un progetto da 420mila euro, sulla base dell’accordo di programma sottoscritto con il Comune, per offrire ai residenti un passaggio pedonale e ciclabile, agevole e soprattutto sicuro, alternativo al passaggio chiuso proprio perché rischioso.
Per tentare di sbrogliare la matassa e riordinare il quartiere, il Comune e Rfi avevano integrato l’accordo di programma stipulato nel 2019. L’intesa, firmata dall’allora sindaco Andrea Lutzu e da un rappresentante di Rfi, prevedeva una serie di impegni reciproci con l’obiettivo di valorizzare e riqualificare l’ambito urbano della stazione e attuare politiche per la mobilità sostenibili. In particolare, il Comune doveva collaudare e rendere operativo il centro intermodale (inaugurato nel 2023 dopo che per anni era stato bloccato) e Rfi si impegnava nella riqualificazione dell’ex scalo merci e della cabina necessaria all’elettrificazione della tratta Cagliari-Macomer.
Nel frattempo, Rfi ha concesso provvisoriamente diciassette posti auto nel piazzale retrostante la Polfer – un palliativo ai sessanta stalli gratuiti perduti – in attesa che il centro intermodale entrasse pienamente in funzione. Non solo: nel 2023 era stata avanzata l’ipotesi, legata ai fondi Pnrr per la Rigenerazione urbana, di un arretramento della recinzione di Rfi in via Nuoro di 5 metri, intervento, ancora atteso, che consentirebbe la creazione di nuovi stalli essenziali per compensare definitivamente il deficit di posti auto. Mentre la periferia orientale di Oristano è il fulcro di un’intensa attività di riqualificazione, il costo dei ritardi e del silenzio istituzionale ricade interamente sui cittadini, costretti a subire i disagi di promesse che, a 3 anni di distanza, restano lettera morta.