Oristano, il dramma dei morti per amianto: il processo verso la prescrizione – chi sono le vittime
Quattro richieste di rinvio a giudizio per il decesso di tre operai della Sardit
Oristano Il dramma dell'amianto alla Sardit rischia di concludersi con l’ennesima beffa processuale. Nonostante si contino circa quaranta decessi accertati per mesotelioma pleurico e asbestosi, i familiari delle vittime e l’associazione ex esposti amianto temono che la richiesta di giustizia per il lungo elenco di morti possa essere cancellata dalla prescrizione. Dopo che l’inchiesta, iniziata con un esposto in procura nel 2012, ha portato a richieste di rinvio a giudizio, il processo è intrappolato in un estenuante ping-pong di rinvii. Un timore, quello della prescrizione, sottolineato dallo stesso presidente dell’Associazione, Giampaolo Lilliu e dall’avvocata Giannella Urru che si occupa del caso: «È una situazione molto complessa e l’allungamento dei tempi della fase preliminare – spiega l’avvocata – va a cozzare con l’attesa di giustizia per i familiari degli operai uccisi dall’amianto». L’impianto Sardit, sito nella zona industriale nord di Oristano, era attivo nella produzione di manufatti in cemento amianto e ha chiuso i battenti nel 1992, quando la fibra venne dichiarata fuori legge a causa della sua elevatissima tossicità. Inizialmente, la Sardit era un’entità complessa, di proprietà in parte di Eternit, gli stessi responsabili del noto impianto di Casale Monferrato, della Fibronit e della Sacelit, società collegata a Italcementi. A seguito del fallimento di Eternit, la proprietà passò in parti uguali a Sicelit e Fibronit.
L’inchiesta, scaturita dall’esposto dell’associazione Areas che tutela le persone esposte all’amianto, del lungo eletto di decessi presentato da Areas, ne ha accolto soltanto tre: Mario Altea di Sardara, Giovannino Casu di Solarussa e Salvatore Contini, di Oristano, deceduti tra il 2009 e il 2014, anni dopo aver lavorato nella fabbrica. Il pubblico ministero Andrea Chelo ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro ex figure apicali della società: l’ex amministratore delegato della Sardit, Michele Cardinale, originario di Torino; Luigi Giannitrapani , originario di Trapani, consigliere delegato della società tra il 1976 e il 1983; Alvaro Galvani, originario di Volta Mantovana, membro del consiglio di amministrazione dal 1989 al 1991; l’algherese Carlo Goffi, procuratore della Sardit tra il 1989 e il 1991.
I reati contestati riguardano la negligenza, l’imprudenza e l’imperizia o l’omissione di misure strutturali e organizzative idonee a impedire o ridurre il diffondersi delle polveri di amianto prodotte durante la lavorazione. Secondo la procura, nella fabbrica non c’erano sistemi idonei di aspirazione delle polveri e non venivano applicate misure di prevenzione come il taglio delle lastre a secco senza inumidimento del materiale. Inoltre, i lavoratori non avevano di dispositivi di protezione individuale adeguati come mascherine e tute monouso, o un servizio di lavanderia per le tute in tela. Mancavano poi formazione e informazione sui rischi derivanti dall’aspirazione delle polveri di amianto. Sarebbe stato accertata anche l’assenza di pulizia periodica del piazzale esterno dai pezzi di eternit, omissione che avrebbe causato inquinamento diffuso a causa del transito dei camion. L’udienza preliminare era stata fissata per il 6 novembre 2024, ma la procedura è subito entrata in stallo. Dopo la prima udienza, i trasferimenti dei giudici che si dovevano occupare del fascicolo hanno innescato una serie di rinvii. Anche l’udienza in programma martedì scorso non si è tenuta, posticipando ulteriormente il tutto a maggio. Questa paralisi giudiziaria è il motivo della profonda preoccupazione delle parti offese. Già nel 2016, i volontari dell’associazione, guidati sempre dal presidente della sezione oristanese Giampaolo Lilliu, protestarono con un sit-in davanti al Tribunale.
