La Nuova Sardegna

Afghanistan, è sassarese uno dei due militari uccisi

Maria Rosa Tomasello
Il maresciallo Mauro Gigli
Il maresciallo Mauro Gigli

Mauro Gigli, primo maresciallo della brigata Taurinense, è morto a 41 anni  a 8 chilometri da Herat per l’esplosione di un ordigno artigianale subito dopo averne disinnescato un altro. Con lui ha perso la vita anche Pierdavide De Cillis, 33 anni, di Bisceglie. I due militari facevano parte di una squadra speciale di sminatori. Gigli lascia la moglie e due figli che vivono a Villar Perosa

29 luglio 2010
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HERAT. Venti giorni fa, in un’intervista al Tg1, raccontava come sale l’adrenalina di fronte a un ordigno da disinnescare. Ieri il primo maresciallo Mauro Gigli, 41 anni, è morto in seguito all’esplosione di una bomba nel villaggio di Injil, a otto chilometri da Herat. Era nato a Sassari, ma da molti anni viveva in Piemonte, a Villar Perosa, con la moglie e i due figli. Era in forze al 32º Reggimento Genio di Torino, Brigata Alpina Taurinense.

Insieme a Mauro Gigli ha perso la vita il caporal maggiore capo Pierdavide De Cillis, 33 anni, di Bisceglie (Bari), appartenente al 21º Reggimento Genio di stanza a Caserta. C’è il sospetto che l’ordigno esploso fosse telecomandato: i due soldati potrebbero essere rimasti vittime di un attentato.
Nell’esplosione è rimasta ferita il capitano Federica Luciani del 2º Reggimento Genio Pontieri di Piacenza, che ha riportato lievi escoriazioni. Morti anche due militari dell’Afghan national Army, altri due sono rimasti feriti in maniera lieve, al pari di un civile afghano.

«I due militari - ha spiegato lo Stato maggiore della Difesa - facevano parte della Task Force Genio, inquadrata nel contingente italiano in Afghanistan e avevano al loro attivo numerose missioni all’estero durante le quali avevano effettuato un elevato numero di interventi di disinnesco di ordigni esplosivi». Nell’ambito dell’operazione di ieri, i due genieri erano inquadrati in un dispositivo composto da 36 militari su otto veicoli blindati Lince, uno dei quali in versione ambulanza.

Con la morte dei due uomini del Genio, salgono a 29 i caduti italiani nella missione Isaf a partire dal 2004, la maggioranza dei quali rimasti uccisi in attentati.
La tragedia è accaduta nel pomeriggio di ieri, a otto chilometri da Herat, dove gli artificieri italiani erano intervenuti su segnalazione della polizia afghana, che aveva individuato una bomba rudimentale. Disinnescato l’ordigno, gli artificieri hanno cominciato a perlustrare a piedi la zona: un passo, e il primo maresciallo Gigli e il caporal maggiore capo De Cillis sono stati investiti e uccisi da una violenta esplosione.

Un’inchiesta è in corso per accertare la dinamica dei fatti, e si fa strada l’ipotesi che si sia trattato di una trappola. Gli Ied - gli ordigni improvvisati - costituiscono la principale minaccia nell’Ovest per i militari italiani. Un impegno quotidiano per gli artificieri del contingente che si servono di mezzi blindati, robot telecomandati, cani, pinze e strumenti sofisticati per disinnescare in sicurezza.

«Provo dolore» e «sono rattristato per la notizia», è stato il commento del premier Berlusconi, che ha inviato il proprio cordoglio «alle famiglie» dei militari morti e ha ricordato che queste azioni «rafforzano l’idea che dobbiamo esserci». Anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso «sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei familiari». Il governo riferirà oggi alle Camere sull’episodio. Cordoglio dall’opposizione, ma anche la richiesta di riflettere sulla missione.
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