La Nuova Sardegna

Industria, il rilancio passa dai lavori nel porto industriale

Erminio Ariu
I sindacati sollecitato la ripresa del dragaggio dello scalo portuale a Portovesme
I sindacati sollecitato la ripresa del dragaggio dello scalo portuale a Portovesme

01 maggio 2011
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 PORTOVESME. Strutture inadeguate, bollette energetiche fuori mercato e le industrie energivore, a Portovesme e Iglesias, chiudono. Il territorio continua a pagare in termini economici e soprattutto occupazionali per la carenza di servizi. Le industrie metallurgiche e chimiche di Portovesme sono in mano alle multinazionali Alcoa, Glencore e Rusal che complessivamente garantivano, fino alla fermata dell'Eurallumina, oltre 3000 buste paga. Per cercare di invertire le tendenza, gli interventi di competenza comunale, provinciale e regionale avrebbero dovuto prevedere dei piani in grado di soddisfare le esigenze delle industrie di base per consentire di competere, ad armi pari, con la concorrenza estera. «Invece manca tutto e l'esempio di questo disinteresse dei politici - denuncia Roberto Puddu della Cgil - è il mancato dragaggio del porto industriale. Dopo 6 anni di attesa e dopo aver ottenuto dal tribunale di Roma una sentenza favorevole, il consorzio industriale non ha ancora fatto riprendere i lavori. Un bacino portale con un limitato pescaggio non può certo essere considerato moderno ed adatto alle esigenze degli utenti. È da anni che la Portovesme srl lamenta di dover ricorrere al noleggio di navi di stazza modesta perché quelle di grosso tonnellaggio non possono entrare in un porto con un fondale ridotto. In questo modo i costi sui trasporti diventano insostenibili. Ma nessuno sa quando i lavori potranno riprendere». Dietro il dragaggio del porto si sono innescate feroci polemiche anche in consiglio comunale, a Portoscuso, sull'utilizzo delle sabbie prelevate dal fondo marino per consentire alle navi di grossa stazza di attraccare a Portovesme. Si doveva raggiungere la profondità di 8 metri. Carotaggi, rilievi tecnici e problemi di natura ambientale sulla sistemazione dei materiali ritenuti altamente inquinati hanno bloccato i lavori e alla fine è sopraggiunto anche il contenzioso tra il consorzio industriale Iglesiente e la società spagnola Dravo per l'omissione di adempimenti contrattuali. Così i lavori sono stati bloccati a tempo indeterminato. «Ma quest'intervento - aggiunge Mario Crò della Uil - va ripreso. Si tratta di un'opera indispensabile per le industrie di Portovesme perché oltretutto fornisce anche ricadute di natura economica, occupazionali ed ambientali. L'area portuale deve diventare il punto di riferimento del rilancio economico. La crisi dovrà pur finire e quando le industrie riprenderanno a pieno ritmo non dovremo trovarci impreparati. L'attracco di Portovesme continua ad essere il perno dello sviluppo e non si può più ignorare e trascurare un intervento che già nel 2005 era considerato necessario per alleggerire i costi delle aziende locali".
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