La Nuova Sardegna

L'Osservatore attacca «Ave Mary»

Paolo Merlini
La scrittrice Michela Murgia In basso, il critico letterario Filippo La Porta
La scrittrice Michela Murgia In basso, il critico letterario Filippo La Porta

A sorpresa il giornale del Vaticano cambia idea sul saggio di Michela Murgia

04 settembre 2011
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L'ultimo best seller di Michela Murgia, «Ave Mary», ha raccolto il plauso della critica e del pubblico (pur essendo un saggio, è ancora tra i libri più venduti nella classifica generale, dominata dalla narrativa), ha messo d'accordo laici e credenti, suscitato l'interesse e l'apprezzamento di teologi abituati a testi, come dire?, ben più mattonosi.

Ha destato perciò stupore l'attacco all'autrice comparso ieri sulle pagine dell'Osservatore Romano, che pure qualche mese fa, appena dopo l'uscita di «Ave Mary», aveva recensito il libro, se non del tutto positivamente, lodandone l'inedito punto di vista sulla figura della Madonna e in generale della donna nella storia della chiesa cattolica. Ora però a scendere in campo per l'house organ del Vaticano è Lucetta Scarrafia, una delle firme di punta del giornale.

«Murgia - scrive - è molto più brava come narratrice, che poi è il suo vero mestiere, che come saggista, anche se "Ave Mary" ha ottenuto un grande successo perchè scritto con la stessa lingua calda e appassionata che caratterizza i suoi testi narrativi». Poi l'affondo: «il libro, a eccezione di alcune suggestive pagine sull'iconografia mariana, è fatto di idee banali, e rivela una preparazione decisamente insufficiente sulla storia della Chiesa, e in particolare su quella delle donne nella Chiesa. Ma, dal momento che ripete idee risapute e ampiamente condivise, ha avuto molto successo. Quasi tutti i lettori amano infatti trovare conferma di ciò che già pensano».

Dopo il bastone, riecco la carota. «L'autrice - scrive Scarrafia - sa leggere in profondità una realtà a lei nota, rendendola comprensibile a tutti, e consente così di fare riflessioni molto interessanti sul modo di vivere oggi la fede cattolica. Le sue opere narrative costituiscono quindi fertili occasioni per riflettere sulla vita religiosa oggi molto più che il saggio, nonostante lei sia laureata in teologia (ma, come si è detto, con una debole preparazione storica)».

Raggiunta in serata al telefono a Castelsardo, poco prima di ricevere il Premio Navicella 2011, Michela Murgia, come i più, ieri non aveva letto L'Osservatore. Cade dalle nuvole, ma non è turbata dall'attacco. «Apprezzo che la Scarrafia abbia letto il mio libro - dice - così come io ho letto il suo che infatti riporto nella bibliografia di "Ave Mary". Ed è l'unico libro di carattere storico che ho letto sull'argomento: forse avrei dovuto leggerne di più prima di scrivere il mio, visto che è proprio questo aspetto che lei ritiene carente. Ribadisco che "Ave Mary" non l'ho scritto per i teologi, né per la Scarrafia o L'Osservatore romano, ma realmente per la mia vicina di casa, ossia per i comuni lettori. E se, come credo, ho raggiunto questo obiettivo, sono soddisfatta».

Da notare che «Ave Mary» è piaciuto, oltre che all'ipotetica vicina di casa di Michela Murgia, al quotidiano della Conferenza dei vescovi, Avvenire, e al Coordinamento Teologhe Italiane, che di recente ha accolto «honoris causa» l'autrice nelle sue fila. Coordinamento del quale, sarà un caso, Lucetta Scarrafia nonostante le indubbie competenze in materia non fa parte.
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