La Nuova Sardegna

SINDACI CONTRO

Il nuovo piano di sviluppo, la ribellione del Basso Sulcis

17 marzo 2012
2 MINUTI DI LETTURA





 SAN GIOVANNI SUERGIU.Il Basso Sulcis non accetterà il ruolo di fanalino di coda della Provincia. Lo hanno ribadito i sindaci in un incontro. Sono molti i punti dolenti di una situazione che rischia di far precipitare la crisi di un'area con potenzialità ancora inespresse. Il motivo che ha scatenato questa nuova presa di coscienza è il piano di sviluppo del Sulcis, che ha le linee d'intervento che la Regione intende adottare per il rilancio dell'economia sulcitana. La presentazione è avvenuta a Cagliari alla presenza degli assessori all'Ambiente Oppi e all'Industria Zedda. Proprio l'esame di questo documento ha fatto arricciare il naso ai sindaci. Di qui una serie di nuove proposte e linee d'intervento che garantiscano l'effettiva rinascita di tutto il territorio. Oltre l'industria, c'è di più: la crisi di agricoltura, allevamento e turismo. Perciò è stato eleborato un nuovo documento siglato dai simdaci: Gianfranco Tunis (Narcao); Federico Palmas (S.Giovanni Suergiu); Cristiano Erriu (Santadi); Paolo Dessì (S.Anna Arresi); Learco Fois (Giba); Gianfranco Trullu (Perdaxius); Marco Piras (Tratalias); Roberto Lallai (Nuxis); Ivo Melis (Masainas); Antonello Pirosu (Villaperuccio); Mariano Cogotti (Piscinas). Sarà presentato al Governatore Cappellacci: «Oltre alla salvaguardia del polo industriale e al progetto integrato miniera-centrale, a metanizzazione e impianto Galsi, al potenziamento delle strutture viarie, al rilancio della portualità turistica, alla valorizzazione delle ex aree minerarie e alla promozione delle filiere turistiche è improrogabile la connessione fra il sistema Tirso Flumendosa ed i bacini di Bau Pressiu e Monte Pranu per l'irrigazione del compendio agricolo del Basso Sulcis». Per rompere l'isolamento occorre risolvere il problema della viabilità. C'è infine un'altra esigenza: estendere la definizione di area di crisi a tutto il Sulcis, non solo a Portoscuso, Gonnesa, Carbonia, Sant'Antioco e San Giovanni Suergiu. Il tutto per evitare che le risorse economiche disponibili (70-100 milioni di euro all'anno) siano attribuite ai comuni rientranti nell'attuale area di crisi.(enrico cambedda)
In Primo Piano
Sanità

Ospedali, Nuoro è al collasso e da Cagliari arriva lo stop ai pazienti

di Kety Sanna
Le nostre iniziative