La Nuova Sardegna

Con Benni e Campus un viaggio tra due isole jazz

di Walter Porcedda

Chiusa sabato sera al Lazzaretto di Cagliari la prima parte della rassegna Tra i protagonisti anche il pianista Salis. A novembre il secondo round a Londra

25 giugno 2013
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CAGLIARI. E adesso il grande balzo verso l’Inghilterra. L’altra metà di “My Jazz islands”, le mie isole del jazz come ha voluto definire le sue due patrie – artistiche, soprattutto – la brava Filomena Campus, vocalist dalla voce morbida e sensuale con la passione del teatro che si fa musica. E protagonista fino a sabato sera della originale rassegna, allestita organizzativamente da Fpj (forma e poesia nel jazz), nello spazio aperto del Lazzaretto. Una rassegna che ruota attorno all’incontro tra Inghilterra e Italia, meglio Sardegna. Così a Londra al centro delle serate previste al Pizza Express jazz club – uno degli spazi più in della capitale ingolese per questo genere musicale – sarà il nostroPaolo Fresu l’ospite d’onore. Il trombettistadi Berchidda il prossimo 11 novembre si confronterà con il progetto “Duos” di Filomena Campus e il chitarrista Giorgio Serci (altro artista sardo residente a Londra) e il percussionista brasiliano Adriano Adewale.Il giorno dopo Fresu si inserirà invece nel progetto “Jester of Jazz” con il quartetto di Campus, la performance tra teatralità e musica che ha avuto invece al Lazzaretto come special guest il pianista e fisarmonicista Antonello Salis. A chiudere infine il ciclo e la seconda parte di “My jazz islands” il 13 novembre, sarà ancora il quartetto di Campus con Stefano Benni e il cantante Cleveland Watkiss come special guest in “Italy vs England”.

Un progetto partorito dalla fertile fantasia di Benni e messo a punto con Filomena Campus, presentato proprio l’altra sera al Lazzaretto in anteprima. Un live teatrale, tra reading concerto e jazz cabaret spumeggiante e a tratti ironico e divertente.

Con i tempi di un atto brechtiano, Benni, in gran forma e chioma al vento impetuoso di maestrale che si divertiva a gettare all’aria spartiti e fogli, agitando le quinte rosse di raso come bandiere, ha occupato lo spazio da grande signore con tempi attorali perfetti. Bellissime le pagine, dal monumentale “The Waste Land” di T.S.Eliot a una intrigante “Creuza de ma” (tradotta dallo stesso Benni) che sono state sfogliate come un album di figurine culturali e letterarie che hanno fornito l’ordito giusto per le incursioni teatrali e musicali di Campus con il dono di saper punteggiare, sottolineare con vocalismi mai virtuosi, ma di bella intensità emotiva, i versi carambolati poi in una jam session avvincente con musicisti di splendida classe. A partire dall’eccelso vibrafonista e special guest Orphy Robinson e poi, Steve Lodder al piano, Dudley Philips, contrabbasso, Martin France, batteria. Tutti di ottimo livello.

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