La Nuova Sardegna

Sassari, l’ostello festeggia i 10 anni

di Nadia Cossu
Sassari, l’ostello festeggia i 10 anni

Una cena e un letto per chi è in difficoltà. L’obiettivo: tenere aperto 24 ore su 24

17 settembre 2013
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SASSARI. Chissà quale storia di vita si nascondeva dietro le lacrime di quella donna che domenica sera, nella chiesa di San Giuseppe, seduta tra i banchi, ascoltava le splendide voci del gruppo Nova Euphonia. Il coro vocale specializzato in musica da film, fondato a Sassari nel 2010 dal maestro Vincenzo Cossu (attuale direttore artistico) è stato scelto per festeggiare il decimo compleanno dell’ostello Caritas di Sassari. C’erano gli ospiti, domenica, e c’erano i volontari, quelli che tutti i giorni fanno in modo che la macchina della solidarietà vada avanti. Le voci e il pianoforte della Nova Euphonia per un’ora hanno scaldato i cuori di tutte queste persone.

Gli ospiti. «L’ostello di via Galilei dà accoglienza serale e notturna a persone senza fissa dimora o in gravi difficoltà – spiega il direttore don Gaetano Galia – e consente di dare una soluzione, seppure provvisoria, a tante emergenze che altrimenti non sarebbero risolvibili vista la mancanza di strutture analoghe nel Sassarese». Chi bussa alla porta di via Galilei non è più il povero di ieri. Una buona percentuale è composta da uomini separati: dopo aver lasciato la casa di famiglia non sanno dove andare, sono come degli sbandati e non riescono a reinserirsi nella società. Hanno anche grossi problemi economici. Altri ospiti, invece, sono appena usciti dal carcere e sono soli.

La struttura. Aperto da settembre del 2003, l’ostello è composto da cinque camere, ciascuna con due o tre letti, tutte fornite di servizi igienici e doccia, una sala di soggiorno e incontro per gli ospiti con poltrone e televisore, una stanza a uso lavanderia, una cameretta con bagno per i volontari del turno di notte e uno spazio di accoglienza e preghiera. In totale può ospitare dodici persone, ma in periodi particolari, come l’inverno, la sala soggiorno può essere attrezzata con letti provvisori in modo da ospitare altre quattro o cinque persone. «Tutte le sere – aggiunge don Galia – viene distribuita una cena calda preparata quasi sempre dalle suore dell’ordine di San Vincenzo, responsabili della gestione dell’ostello, a volte dalla mensa oppure dalle famiglie di alcuni volontari». Gli ospiti, prima di essere ammessi all’ostello devono fare un colloquio con il Centro di ascolto, oppure arrivano dopo precisi accordi che i responsabili della struttura prendono direttamente con gli assistenti sociali.

L’accompagnamento. Don Galia guarda avanti. Sa bene che l’accoglienza non è che la prima tappa del percorso per raggiungere un po’ di stabilità “esistenziale”. E l’accompagnamento è un momento importante per evitare che si diffonda tra gli ospiti il «virus dell’assistenzialismo»: alcuni di loro, una volta entrati in ostello, non si danno da fare per trovare una via d’uscita e per recuperare un minimo di autonomia. Per evitare tutto questo, da qualche mese è attivo un servizio di ascolto e di accompagnamento. «Il responsabile – spiega don Gaetano – ha il compito di analizzare la situazione di ciascun ospite e di verificare insieme a lui l'eventuale percorso di uscita, accompagnandolo nelle varie fasi del suo cammino, laddove si verifichino oggettive difficoltà personali».

Progetti. L’accoglienza diurna è uno degli obiettivi che il direttore della Caritas diocesana vuole raggiungere quanto prima. Finora infatti l’ostello accoglie gli ospiti alle 19: guardano la tv, alle 20 cenano, restano ancora un po’ davanti alla televisione a chiacchierare tutti insieme e poi vanno a letto. La mattina alle 9 i volontari vanno via e con loro anche gli ospiti. «In questo modo sono costretti a girovagare per la città, d’inverno, al freddo – spiega don Gaetano – Noi vorremmo tenere aperto tutto il giorno, 24 ore su 24. E stiamo lavorando perché questo avvenga».

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