La Nuova Sardegna

In cinquemila per ricordare Marta Deligia. Le amiche la scortavano per difenderla dall’ex

di Alessandra Sallemi
In cinquemila per ricordare Marta Deligia. Le amiche la scortavano per difenderla dall’ex

Strangolata dall’ex fidanzato che la perseguitava: «Lui era un incubo». Migliaia di persone alla fiaccolata per ricordare la ragazza uccisa e per dire basta alla violenza sulle donne. Domani l’interrogatorio davanti al Gip di Giuseppe Pinuts, che ha confessato l’omicidio - VIDEO

25 settembre 2013
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INVIATA A VILLACIDRO. «Che sogni aveva una ragazza come Marta? Solo uno, che quello la smettesse...». Giorgia, un altro bel viso accanto alla foto della sorridente Marta Deligia appesa alla cancellata sotto casa con decori di palloncini, fiori e candele, non concede nulla all’assassino dell’amica, Giuseppe Pintus. Conosce ogni piega della storia, è una delle coetanee di Marta che facevano quasi dei turni per accompagnarla sempre. Giorgia lavora in una serra: «Tornavo a casa, una doccia e poi andavo al bar, aspettavo che finisse e verso le 9, le 10 di sera la portavo via, in macchina».

Il bar “Capoverde”, non dista trecento metri dalla palazzina gialla di via Di Vittorio dove Marta abitava con la mamma e i due fratelli, però la gentile, solare ragazza non se la sentiva di affrontare da sola quel tragitto dove ormai tutti i giorni incontrava Giuseppe Pintus a piedi, a volte travestito, in auto, dietro il muretto oppure nel sottoscala come lunedì mattina alle 4.30 quando l’ha uccisa e trascinata via coi cani che abbaiavano senza sosta e la vicina Maria Luisa Licheri si è chiesta che cosa stesse succedendo. Giuseppe notò Marta al bar dove lei lavorava, le aveva chiesto l’amicizia su Facebook, in primavera comincia il filarino, a giugno finisce. «Lui non si era comportato bene», spiega Laura, altra amica. Scenate di gelosia al bar, davanti ai clienti, oppure suppliche in ginocchio che si chiudevano con minacce, i clienti a guardare e qualche volta a intervenire. Marta sperava che prima o poi si quietasse. In agosto lui le aveva proposto di restare comunque amici. E l’aveva invitata a passare due settimane a Torre dei Corsari, in una casa che aveva affittato apposta, venissero pure i fratelli. Così era stato, la vacanza non era andata male, ma tornati in paese lui aveva ricominciato a inviarle messaggi tipo «se mi lasci ti uccido». Marta continuava a parlarne poco: simpatica e dolce, era però molto riservata. E poi in famiglia cercava di non creare preoccupazione. I fratelli erano intervenuti, ma lei temeva reazioni violente da parte di Giuseppe. Anche domenica sera Marta aveva nascosto qualcosa ai due giovani. Dopo una giornata trascorsa in campagna con la madre e alcuni amici, Marta verso le 21 si era messa sulla strada di casa, una vicina era salita in macchina per farle compagnia. Giuseppe Pintus l’aveva seguita, quando è rientrata in paese lui in auto le si è messo di traverso sulla strada. È lì che lei avrebbe fatto ai carabinieri la telefonata di cui ieri tutta Villacidro parlava: Marta ha detto che Pintus le sbarrava la strada, il carabiniere ha risposto che non avevano la macchina e non potevano mandare nessuno, che lo evitasse e poi l’indomani prima di uscire per andare al lavoro chiamasse in caserma. «E l’indomani è morta», diceva una donna davanti alla porta di casa. Una zia, Ada, piena di bei ricordi di Marta bambina al mare, a ferragosto l’aveva pregata di chiedere aiuto ai carabinieri: «Marta era riservata, ma alle domande precise rispondeva e io le avevo raccomandato perciò di denunciarlo, perché quell’uomo era un violento. Le dissi di chiedere un piantone sotto casa».

Domenica sera, Giuseppe Pintus aveva detto ai genitori Giorgio e Gianna che andava a cena con Marta. E quando la ragazza ha evitato l’assalto si è comunque fermato sotto casa sua. Alle tre del mattino una vicina che rincasava l’ha visto.

Giuseppe Pintus aveva avuto una relazione con una donna vedova. Molto giovane, era stato colpito da una tragedia: Marianna, la ragazzina di quasi 18 anni che lui corteggiava, era morta con la sorella Sara, investite da un automobilista ubriaco. Fra le 5mila persone della fiaccolata cominciata alle 19 e finita alle 21.23 sotto la casa di Marta, una donna lo ha dipinto come una persona perbene, un’altra aveva saputo che negli ultimi anni si era lasciato andare, una terza che la povera Marta aveva cambiato quattro volte cellulare e lui la scovava sempre. Il tono, in tutte era sommesso. La fiaccolata è stata voluta da un gruppo di giovani donne in attesa di un bimbo, Clara Aru l’ha organizzata chiedendo ai parroci un migliaio di candele, quasi ogni partecipante aveva una rosa e un mazzo di palloncini bianchi, c’era scritto ciao Marta. Un silenzio delicato ha accompagnato il cammino verso la casa di Marta, dove la famiglia non era ancora rientrata dal policlinico di Cagliari. Tutti e tre i parroci delle chiese di Villacidro erano in corteo, oggi diranno messa assieme, è atteso anche l’arcivescovo Miglio. In corteo c’era la terza elementare della scuola di via Farina, sopra la quale gli elicotteri in cerca di Marta e di Giuseppe sono passati la mattina di lunedì. Ieri maestra Francesca ha spiegato che è sbagliato pensare di poter possedere le persone come se fossero giocattoli. Sotto casa di Marta, i palloncini sono stati lasciati liberi di volare.

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