La Nuova Sardegna

Dirigente di Abbanoa: «Si va allo sfascio»

di Mauro Lissia
Dirigente di Abbanoa: «Si va allo sfascio»

Le accuse in un report interno: risibile la struttura che si occupa delle perdite, irraggiungibili gli obiettivi di ristrutturazione

16 ottobre 2013
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CAGLIARI. Ma quale piano di ristrutturazione, premiato con 148 milioni di euro regionali? Quale recupero delle perdite idriche? La navicella di Abbanoa, zavorrata da debiti per 828 milioni di euro, naviga dritta verso gli scogli del fallimento sospinta dal vento dell’inefficienza. A denunciarlo con la chiarezza propria dei tecnici è Francesco Bullitta, l’ingegnere dirigente della struttura Gap (Gestione attiva delle perdite), in un report datato 31 agosto 2013 dove le magagne della società concessionaria del servizio idrico integrato vengono clamorosamente smascherate.

Scrive Bullitta nelle conclusioni: «L'azienda non ha una politica di gestione attiva delle perdite. L'istituzione del progetto Gap e della struttura omonima non ha il supporto necessario per raggiungere alcuno degli obiettivi del piano di ristrutturazione. I risultati di conto economico 2012 e del primo semestre 2013 resi disponibili, relativi all'acquisto di acqua grezza e costi energetici, mostrano un preoccupante peggioramento della situazione». Poi Bullitta entra nei dettagli: «Il livello di servizio in alcuni dei centri analizzati è diminuito. Sassari, in particolare, è passata da settembre 2012 ad agosto 2013 a restrizioni di erogazione sempre maggiori con aggravio derivante dal precoce invecchiamento delle condotte, dal rapido incremento di vulnerabilità della rete e da un trend che non trova alcun segno di inversione, malgrado gli alti costi sostenuti per le riparazioni della condotta di Monte Oro. La dimostrazione della scarsa attenzione al problema delle perdite da parte dell'azienda è la risibile struttura messa in piedi, costituita da quattro elementi tra cui un dirigente, due ingegneri ed un architetto esperto Cad, senza alcun ordine di servizio di riferimento, senza alcun tipo di delega, privo di budget e di potere decisionale ed operativo, con funzioni di mera consulenza alla distribuzione che non attua, nei modi e nei tempi richiesti, le prescrizioni insistenti inviate a più riprese da Gap. La struttura Gap – va avanti il dirigente – ha più volte dimostrato, con analisi ed esempi concreti, che nei casi esaminati è economicamente svantaggiosa l'inazione ed il ritardo nelle riparazioni. Di contro l'azienda mantiene un regime di budget delle manutenzioni ridotto che rappresenta l'esatto contrario di ciò che occorre». Il seguito sono proposte: «Se l'azienda intende perseguire obiettivi di riduzione dei costi e delle perdite, con visione unitaria dei processi e su scala maggiore, deve radicalmente cambiare l'approccio seguito finora. L'esempio – è scritto nella relazione – delle esperienze positive, che pure sono state guadagnate con improba fatica in alcuni comuni, deve poter essere esportato per tutti gli altri. Decentrare le decisioni ed il potere di spesa sul territorio a favore di una maggiore tempestività delle azioni manutentive è l'aspetto che più di ogni altro darebbe risultati concreti e di segno positivo. Lasciare ai responsabili territoriali di adeguata competenza tecnico-idraulica la possibilità di gestire in autonomia un budget delle dispersioni, per quanto embrionale ed avulso dalle attuali politiche aziendali, che Gap ha sottoposto più volte all'attenzione delle direzioni centrali, consente di sviluppare capacità e rapidità di intervento misurabili nel brevissimo periodo. Gap – prosegue la relazione – sta spingendo affinché il settore distribuzione si appropri delle conoscenze idrauliche delle reti, indispensabili per agire responsabilmente e con obiettivi di contenimento delle dispersioni misurabili. Tuttavia ciò non può essere sufficiente se, accanto alle conoscenze tecnico-idrauliche, sfuggono costantemente le informazioni economiche e l'impatto che ogni azione gestionale e infrastrutturale produce sui conti aziendali».

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