La Nuova Sardegna

Bufera giudiziaria su Abbanoa: 68 processi in un anno

di Mauro Lissia
Bufera giudiziaria su Abbanoa: 68 processi in un anno

I guai giudiziari della società nascono quasi sempre dalle denunce dei Comuni e dei cittadini. La maggior parte dei casi a Nuoro. Le segnalazioni riguardano l’esecuzione di interventi nella rete o presunte violazioni di norme ambientali e paesaggistiche

20 ottobre 2013
4 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Reati contro l’ambiente, contro l’incolumità pubblica, contro il demanio e abusi edilizi: soltanto tra il 2012 e il 2013 sono sessantotto i procedimenti penali aperti, in corso e conclusi con un decreto di condanna che riguardano amministratori, dirigenti e dipendenti di Abbanoa. Una sterminata serie di casi, una cuccagna per i trenta avvocati che compongono la schiera di difensori a disposizione della società di gestione del servizio idrico integrato nell’isola. A scorrere il tabulato dei procedimenti emergono casi distribuiti quasi uniformemente sull’intero territorio dell’isola. Anche se la Procura più impegnata a perseguire i vertici di Abbanoa è quella di Nuoro, che ha istruito 23 processi. A seguire Sassari (16), Cagliari (14), Tempio Pausania (11) e Lanusei (4). Quando si tratta di reati legati all’attività di una società pubblica è logico che a finire nei guai giudiziari siano soprattutto i vertici. Ecco infatti che il primato delle cause penali è appannaggio di Carlo Marconi, l’amministratore attuale di Abbanoa: è coinvolto in 12 procedimenti, ma soltanto in uno è stato citato a giudizio, tutti gli altri sono ancora alle indagini preliminari. Lo seguono con 8 procedimenti l’attuale direttore generale Sandro Murtas - un decreto penale di condanna, cui si è opposto, due avvisi di chiusa inchieste e cinque indagini in corso - e l’ex amministratore Pietro Cadau, che però ha incassato quattro decreti penali di condanna (ha ricorso in appello contro tutti), una citazione a giudizio, due chiuse indagini e un’inchiesta in corso. Gli altri procedimenti aperti dalle varie procure sarde coinvolgono l’ex amministratore Edoardo Balzarini (tre, due decreti di condanna e una chiusa indagine), nove dirigenti e dieci dipendenti.

Ma a cosa è legata questa sterminata sequela di procedimenti penali, che intasa i tribunali dell’isola? La gran parte dei casi nasce dalle denunce di comuni e di cittadini che contestano l’esecuzione di interventi sulle reti idriche, lavori che rischiano di violare le norme ambientali e paesaggistiche. Fra le segnalazioni di reato arrivate a segno quelle partite da Laerru, Irgoli, Buddusò, Dorgali, Siniscola, Monastir, Thiesi, Torpè, Arzachena, Ozieri, Olbia, Golfo Aranci, Posada, Gairo, San Teodoro, La Maddalena, Viddalba, Tissi, Ilbono, Villagrande Strisaili, Santa Teresa di Gallura, Oliena, Sanluri, Giba, Carbonia, Villacidro e Sinnai, oltre che dai capoluoghi di provincia. Ogni volta che una squadra tecnica di Abbanoa mette mano a una condotta o lavora su un serbatoio, su un impianto di depurazione o qualsiasi altra struttura del servizio idrico deve fare i conti con norme rigorose, spesso di interpretazione complessa, che rallentano pesantemente la fase di progettazione ed espongono i responsabili a conseguenze sul piano penale. In molti casi il giudizio del magistrato è quasi un atto notarile: si verificano distanze, volumetrie, regolarità delle autorizzazioni e chi ha sbagliato finisce davanti al giudice. Nella maggior parte dei casi neppure davanti al giudice, perché la condanna viene inflitta con un decreto richiesto dal pubblico ministero e firmato successivamente dal gip. A riceverla può essere, a seconda della responsabilità sugli atti, l’amministratore, il direttore generale o un dirigente, spesso in buona parte ignari di quanto è avvenuto. È chiaro però che questa montagna di procedimenti riflette la disorganizzazione interna che segna Abbanoa fin dalla nascita e mette in discussione la qualità della vigilanza sulla gestione che la legge affida all’autorità d’ambito. In un sistema idrico come quello sardo, gestito per decenni da una pletora di società e piccoli enti che non dialogavano tra di loro, i meccanismi di intervento, i lavori anche più semplici, si traformano in un blob gigantesco, che coinvolge le gerarchie amministrative e tecniche fino a umiliare ogni criterio d’urgenza. I rischi giudiziari riportati nell’ultimo elenco elaborato dall’ufficio legale aiutano a capire il perché di prudenze che in molti casi non sono mai sufficienti a tutelare il personale di Abbanoa. Per ogni procedimento penale Abbanoa è costretta ad affrontare le spese di difesa e di giudizio. Così compaiono sulla scena numerosi legali, che sembrano scelti con grande attenzione anche all’appartenenza politica, secondo un criterio di distribuzione tutto da valutare. Un aspetto questo che è già all’attenzione del magistrato impegnato nell’inchiesta per peculato sulla gestione di Abbanoa.

La classifica

Parlamentari “assenteisti”, nella top 15 ci sono i sardi Meloni, Licheri e Cappellacci

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative