La Nuova Sardegna

“Capas”, l’arte del circo è diventata danza

di Walter Porcedda ; di Walter Porcedda
“Capas”, l’arte del circo è diventata danza

I catalani Eia al Verdi di Sassari e venerdì al Massimo di Cagliari per il festival Find31 aperto dal grande Droulers

03 novembre 2013
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CAGLIARI. “Capas”, come strati diversi, ma in lingua spagnola potrebbe dirsi pure di mantelli o cappe che svolazzando nell’aria formano geometrie aeree, affascinanti ed effimere come foglie al vento d’autunno. Libere, leggere e sorprendenti per armonia, colore e movimento. Ecco, così sono le figure inventate nello spettacolo di Eia, (proprio dal sardo “sì”), compagnia italo-sarda-catalana con base a Barcellona, venerdì ospite al teatro Massimo del Find31, il bel festival internazionale di danza allestito dall’Asmed che ogni volta riesce a costruire un programma di alto livello – adesso tra i migliori appuntamenti del genere in Italia, per qualità delle proposte e curiosità delle scelte – stasera in replica al Verdi di Sassari (ore 21) e il 9 novembre al teatro Eliseo di Nuoro.

Compagnia circense, che utilizza al chiuso tecniche austere e rigorose di quell’antica arte da chapiteau, dalla sbarra fissa allo skipping (cioè il salto della corda), cascate, verticali, salti mortali e soprattutto portès acrobatici che sono la vera specialità di Eia. Ossia usare le mani come punto di appoggio e baricentro per incredibili giravolte e acrobazie sempre più complesse e imprevedibili eseguite in scioltezza con un’agile leggerezza.

Ma non si tratta di numeri da circo in successione. Niente di tutto ciò. La compagnia Eja è un ensemble artistico completo che fa musica in diretta, teatro e danza. Al centro un grande armadio da dove si aprono infinite porte, si nascondono separè, si scoprono quinte fasulle, pareti e tetti che volano via come tappeti volanti per danzatori-attori acrobati di straordinaria bravura. Dalla sarda Francesca Lissia ai suoi compagni Armando Rabanera Muro, Celso Pereira Arizaga, Fabrizio Giannini e Cristiano della Monica. Mettono in scena piccole storie di incontri e litigi, giochi a nascondino e rendez vous festosi. Musica e danza a tempo di rock, dal basso elettrico alla batteria sottolineano la gioia di vivere e anche e soprattutto l’amore grande per il teatro di questi giovani artisti.Insuperabili, accattivanti e simpatici.

Dall’inizio alla fine, il loro show non conosce sbavature con i tempi precisi come le loro verticali e i loro salti. Con un controllo totale dei corpi e della scena, tipico delle compagnie più blasonate, lasciano alla fine una sensazione di poetica leggerezza accendendo il sorriso.

E’ invece visionario e di assoluto rigore, nella danza come nell’impianto coreografico, il magnifico spettacolo d’apertura del festival, sere prima, “Soleils”, in prima nazionale, firmato dal coreografo belga Pierre Droulers per la compagnia Charleroi dance.

Nel progetto coreografico, anche questo ricco a modo suo di stratificazioni letterarie, cinematografiche e pittoriche, l’oggetto di ricerca è la luce. Sorge dall’oscurità dividendo talvolta lo spazio scenico in emisferi netticome la notte e il giorno. Insegue e modella i corpi dei danzatori diventando essa stessa arredamento, abito e pennello per indicare e disegnare forme fugaci come stelle cadenti, libere tra maschere sontuose e barocchi segni scenografici. Opera che sembra richiamare per certi versi l’arte di Fabre come occupazione dello spazio, offre una raffinata concezione delle reazioni tra poesia visiva e movimento. E al fondo una feroce denuncia del potere che perpetua sè stesso. Stasera (ore 21) al Massimo imperdibile “Paso doble” degli spagnoli 4GatosBaixochan.

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