Ville abusive vista mare: otto indagati
Domus De Maria, i permessi erano per case rurali: sotto accusa anche ex dirigenti dell’ufficio tecnico
CAGLIARI. Lo stratagemma è sempre quello: compri un fondo agricolo, poi chiedi al comune il permesso di costruirvi una casetta di campagna, un alloggio essenziale con locale per gli attrezzi. Quando l'ufficio tecnico concede il via libera, partono le richieste di varianti e alla fine la modesta magione contadina si trasforma in qualcosa di profondamente diverso: una villa vista mare con ogni comfort, strade d'accesso, recinzioni, fognature, rete elettrica, videocitofono e prato all'inglese.
Certo per arrivare all'obbiettivo serve un aiutino da parte dei funzionari pubblici ma quello, la casistica giudiziaria insegna, si trova. L'ultima di queste vicende è accaduta a Domus De Maria ed é finita malissimo per chi ha provato a farla in barba alla legge: chiusa l'indagine condotta dal commissario del Corpo Forestale Fabrizio Madeddu, gli indagati sono otto e quattro ville superlusso per 18.361 metri quadrati sono state messe sotto sequestro su ordine del gip Cristina Ornano insieme a una strada in calcestruzzo e ad altre strutture di servizio. Le accuse contestate dal pm Gaetano Porcu: lottizzazione abusiva e violazione delle norme paesaggistiche, compresa la distanza minima dei 150 metri dal fiume Baccu Mannu.
Tra i destinatari degli avvisi di garanzia gli ex responsabili dell'ufficio tecnico di Domus De Maria Mauro Moledda (59 anni) originario di Nuoro e Gianluca Ambu (42 anni) di Cagliari che dovranno difendersi dalle accuse insieme all'imprenditore milanese Dino Cataldo Fiore (55 anni), all'odontotecnico di Bari Franco Anzivino (53 anni), originario di Santa Maria Capua Vetere, e ai primi concessionari Leandro Caredda (56 anni) e Maria Cara (81 anni) di Domus De Maria, Giovanni Alessi (32 anni) e Rosalia Catanzaro (53 anni) di Palermo.
Storia già scritta, come si diceva, che nasce a gennaio del 2000, quando la società milanese Fiore di Maggio acquista un appezzamento di terreno a Schirriolu-Chia, su una magnifica collina verde incontaminata, poi lo passa ad Anzivino. Il progetto dichiarato è di costruire piccoli fabbricati rurali su concessioni edilizie rilasciate per un'area di ventimila metri quadrati. Da quel momento in poi si va avanti tra frazionamenti e varianti, con passaggi di proprietà e dichiarazioni di comodo al notaio. Il meccanismo comincia ad incepparsi quando la segretaria comunale di Dosmus De Maria, Anna Maria Pischedda, si trova quasi per caso ad esaminare una richiesta di autorizzazione e - rispettando la legge - la respinge. Ma il progetto va avanti "grazie - scrive il gip Ornano - a una serie di operazioni fraudolente riconducibili anche ai responsabili del servizio (comunale, ndr) succedutisi nel tempo e agli stessi progettisti, oltre che ai proprietari". Finchè la Forestale interviene e scopre la verità: quattro ville di lusso costruite su lotti molto più piccoli di quanto fosse necessario per ottenere una concessione ad uso agricolo. Soprattutto residenze di pregio in un'area vincolata, nessuna attività agricola e una sequenza ininterrotta di atti illegittimi firmati a copertura di un'operazione immobiliare del tutto illegale.
Quando gli uomini del commissario Madeddu compiono il sopralluogo decisivo trovano i lavori in corso, una betoniera pronta all'uso, soprattutto tracce di sottoservizi da realizzare anche oltre l'area delle ville. Come dire che il villaggio residenziale doveva allargarsi ed è su questo versante che l'inchiesta andrà avanti.
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