La Nuova Sardegna

Maxi-lottizzazione con vista sull’arcipelago: 54 indagati

di Giampiero Cocco
Maxi-lottizzazione con vista sull’arcipelago: 54 indagati

Oltre 120 ettari di terreno a destinazione agricola a Palau sarebbero stati trasformati in un insediamento residenziale

16 maggio 2014
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TEMPIO. Si è conclusa, dopo un anno di indagini, l’inchiesta avviata dal nucleo investigativo della vigilanza di Tempio su una lottizzazione abusiva che interessava 120 ettari, con vista da urlo sull’arcipelago maddalenino, nelle alture di Palau. Nei giorni scorsi l’avviso di conclusione delle indagini è stato inviato dal sostituto procuratore Riccardo Rossi a 54 persone che avevano preso parte alla lottizzazione abusiva in qualità di venditori, acquirenti, progettisti e procacciatori d’affari.

A far scattare l’indagine condotta dal direttore dell’ispettorato forestale gallurese Giancarlo Muntoni erano state le segnalazioni dell’ufficio tecnico di Palau, allertato dalle decine di richieste di edilizia rurale che erano pervenute da altrettanti “agricoltori”, interessati ad avviare piantagioni di ortaggi vari tra i terreni e le rocce, oltre a costruire la casa colonica sulle colline vista mare tra “Scopa” e “Monte Altura”.

Dopo la segnalazione degli addetti all’urbanistica del comune rivierasco la procura della Repubblica di Tempio aveva aperto un fascicolo per atti relativi incaricando delle indagini gli investigatori del Corpo forestale che hanno accertato la costituzione di una lottizzazione abusiva “di tipo cartolare” su 120 ettari di terreno a destinazione agricola. I lotti, una sessantina in tutto (per costruire una casa colonica occorre almeno un ettaro e mezzo di terreno) erano stati già venduti a una cinquantina di acquirenti, tre dei quali avevano già avviato i lavori di edificazione.

Tra i destinatari degli avvisi di conclusione delle indagine vi sono “agricoltori” d’origine tedesca, francese, svizzera, ma anche dei paesi dell’Est, nordamericani e perfino tre australiani.

Il lotto di poco più di un ettaro di duro granito da coltivare nelle assolate e riarse terre di Sardegna ha, dunque, fatto breccia anche all’altro capo del globo. Per ricostruire l’intero carteggio gli investigatori hanno recuperato le planimetrie della zona frazionata abusivamente e acquisito, dai diversi notai che si sono occupati di redigere gli atti di compravendita, decine e decine di atti, oltre alle richieste di licenze edilizie in deroga che hanno dato il via alle indagini.

La lottizzazione abusiva comprenderebbe un’area che si estende dal confine demaniale di Monte Altura, alla località “Scopa” e alla zona di Barrabisa, tra Porto Pollo e l’Isuledda. L’immenso territorio fa parte di un asse ereditario che vede coinvolti tre proprietari (finiti sul registro degli indagati) è parte integrante del Ppr della costa, un’area soggetta a limitazioni d’ogni genere, primo tra tutti l’edificazione. Per aggirare questo piccolo ostacolo si era pensato all’insediamento rurale, una deroga che la Regione Sardegna concede a quanti intendono trasferirsi in campagna e vivere dei suoi frutti .

Tra i denunciati ci sono anche una trentina di “braccianti” isolani che avevano dichiarato d’essere interessati all’agricoltura biologica. Qualcosa di analogo era accaduto a “Patron di Carru”, nelle campagne tra Olbia e Porto Rotondo, dove una trentina tra industriali, manager, imprenditori e professionisti italiani ed europei avevano acquistato un lotto di terreno destinato a colture per realizzarvi le case coloniche, con tanto di piante d’olivo, piscina e prato verde.

Ora non resta che attendere il deposito delle memorie difensive che i 54 indagati hanno facoltà di produrre nei prossimi 20 giorni, prima che il Pm chiuda il caso con la richiesta, o meno, di un rinvio a giudizio collettivo. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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