La Nuova Sardegna

Ritorna la magia di Lindsay Kemp

di Pasquale Porcu
Ritorna la magia di Lindsay Kemp

Al nuovo Teatro Comunale di Sassari in anteprima mondiale lo spettacolo del ballerino inglese

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SASSARI. Ha ancora lo spirito e la mentalità di un ragazzo Lindsay Kemp, 76 anni, coreografo, attore, ballerino, regista e artista poliedrico inglese che venerdì 23 presenta a Sassari, in anteprima mondiale il suo "Kemp dances". L’appuntamento, dunque, è per dopodomani sera alle 21 al nuovo Teatro Comunale di Sassari.

I giovanissimi forse non conoscono questo singolare artista che negli anni Settanta e Ottanta con la sua Lindsay Kemp Company ha segnato una stagione importante degli spettacoli, suscitando scalpore, e scandalo in ogni parte del mondo. Passano gli anni e cambiano le mode ma Lindsay continua ad attirare l’attenzione sulla sua persona e sulle sue produzioni artistiche, grazie a una freschezza artistica e una generosità che lo rendono unico.

Ieri pomeriggio l’artista ha voluto presentare alla stampa il suo nuovo spettacolo e, in questo modo, ha voluto riallacciare i contatti con il suo pubblico. Lindsay arriva al Comunale vestito di uno sbarazzino abito a righe blu, accompagnato dal ballerino inglese che gli fa da interprete e dagli organizzatori dell’unica tappa sarda dello spettacolo, Toto Gaviano e Roberta Cogotti dell’associazione cagliaritana “La via del collegio”.

“Kemp Dances”, spiega Lindsay, è un «bouquet alla Mark Chagall”, semplice, coloratissimo e profumato come lo sono i fiori di campo. Nella prima parte dello spettacolo, della durata di mezz’ora, c’è in sintesi “L’histoire du soldat”, su musica di Strawinskij. C’è il diavolo che si traveste assumendo le sembianze di diversi personaggi, Nella seconda parte ci sono dei monologhi affidati ai ballerini della sua compagnia (una danzatrice e due danzatori). Più che un’antologia di brani degli spettacoli storici di Kemp, qui, ha spiegato il ballerino-coreografo, c’è una elaborazione. Anzi ci sono “invenzioni e reicarnazioni” come recita il sottotitolo dello spettacolo. Esattamente come succede negli spettacoli di Kemp. Quello che va in scena si decide sempre all’ultimo momento, a seconda delle emozioni e delle suggestioni dell’ultima ora.

Gli spettacoli di Kemp – ha spiegato l’artista – non sono fatti per gli intellettuali. Al contrario parlano direttamente al cuore più che al cervello. « I miei spettacoli – dice – piacciono più ai bambini che ai genitori». «L’artista – dice – deve essere generoso. Una volta ho chiesto a un ballerino per chi danzasse. “Ovviamente per me”, ha risposto. Beh, io ho trovato quella risposta inconcepibile, assurda. Tutti noi alla nascita siamo stati dotati di talento, chi bella letteratura chi nella pittura e così via. Poi sta a ciascuno di noi coltivare quel talento con perveranza. Ma anche con generosità».

Kemp è un fiume in piena. «Quando ero piccolo – racconta– andavo a teatro con mia madre. Vedevo in scena fate che danzavano in aria, sorrette da funi. “Quando sarò grande anche io voglio fare teatro e volare come le fate”, anche se sapevo che mia madre me lo avrebbe impedito e, soprattutto, che mi impressiono a farmi tirare su, dalle funi del palcoscenico». E invece Kemp è andato avanti con ostinazione, “rubando i diamanti” della interpretazione di altri attori e ballerini. Ha ballato, recitato, diretto, fatto perfino spettacoli di spogliarello o piccole parte durante gli incontri di box.

«L’artista deve essere un entertaineur», dice. Ecco, è forse questo il maggiore talento di Kemp: la capacità di interpretare qualunque personaggio (uomo, donna, folletto, bambino) creando una magia che attira come un magnete l’attenzione dello spettatore. Nessun ruolo è cristallizzato, nessun personaggio rimane uguale a se stesso, ciascun ruolo cambia come in un caleidoscopio adattandosi alla storia che si vuole raccontare. Ed è quel che succede anche in questo spettacolo: la figura iniziale è un diavolo, quello finale è un angelo. Anzi “L’Angelo” di Loie Fuller. E nel frattempo, ecco la magia delle trasformazioni, da Maria Callas alla “Traviata”. Un lungo percorso sul filo delle emozioni, una sorta di sogno che di volta in volta evoca istanti di spettacoli storici di Kemp, da “Flowers” a “Mr Punch” , senza l’uso e l’abuso delle tecnologie («uso il telefono di una volta, quello per cui i numeri si fanno con una ruota che gira, non con il touch screen», dice). E con un continuo mescolamento tra sperimentazione e tradizione tra mimo, danza e teatro musicale. E con una ambizione: quella di poter eguagliare l’arte dei Balletti russi di Diaghilev. Con la passione di un bambino.

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