La Nuova Sardegna

A Bruxelles parte la grande trattativa

di Lorenzo Robustelli

L’onda euroscettica ha sconvolto gli equilibri, stasera la cena dei capi di Stato e di governo, decisivo il ruolo dell’Italia

27 maggio 2014
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BRUXELLES. Oggi cominciano le trattative per dare un seguito alle elezioni europee. Questa mattina si vedranno a Bruxelles i leader del Parlamento, poi nel pomeriggio tocca alle famiglie politiche a livello dei leader nazionali, per finire alle 19 con la cena del capi di Stato e di governo. Il percorso non sarà facile, le risposte da dare sono molte e i cittadini con il loro voto hanno in realtà cambiato gli equilibri che governavano da anni.

Si partirà, come al solito, ragionando a tre, tra popolari, socialisti e liberali, per trovare non tanto una maggioranza, che di fatto è già costituita tra loro, quanto un programma sul quale fondare i prossimi cinque anni della nuova legislatura. A poche ore dalla chiusura delle urne il presidente dell’Eurogruppo Jeroem Dijsselbloem ammoniva che ora, sanati più o meno i bilanci degli Stati più in difficoltà, la vera sfida è la crescita, come, in verità, ha detto anche la cancelliera Angela Merkel. L’ondata euroscettica, per quanto ancora “governabile”, comunque va presa in considerazione, i tre partiti maggiori che prima rappresentavano circa il 74% degli eurodeputati ora sono al 63%, non ci sono molti spazi, dal loro punto di vista, per sbagliare ancora, per quanto cinque anni siano un tempo lungo bisogna dare ai cittadini qual che i cittadini chiedono: lavoro e crescita.

Le elezioni hanno anche dimostrato che oltre agli anti-europeisti la sinistra, nel senso più ampio, è una forza in crescita nei Ventotto, e proprio nei paesi dove la temuta “Troika” ha colpito con più durezza. Vedi la Grecia, o la Spagna, o il Portogallo. L’Europa tradizionale è in difficoltà, e deve trovare presto una risposta istituzionale per mettersi al lavoro. Il primo appuntamento sarebbe la scelta del presidente del Parlamento europeo, che va eletto il primo luglio, e subito dopo tocca a quello della Commissione e poi a quello del Consiglio (a fine ottobre e a fine novembre). Ma è chiaro che il “pacchetto” è unico, e dunque già oggi tutte e tre le caselle cominceranno ad essere discusse, con l’Italia che si trova a giocare un ruolo quasi inedito di paese con un governo fortemente legittimato dal voto (cosa accaduta in queste elezioni solo alla Germania tra i cinque grandi) tendenzialmente stabile e con il più grande partito in Europa.

A questo va aggiunto che dal primo luglio l’Italia avrà la presidenza semestrale di turno dell’Unione e dunque avrà il compito di guidare buona parte dei negoziati per la prossima legislatura, e potrà farlo da una posizione di forza.

La scelta del nome per la Commissione è la più impegnativa e quella che deve trovare risposta presto, dato che i partiti europei hanno proposto i loro candidati alle elezioni che si sono appena chiuse. Sono rimasti in due, al momento: il popolare Jean-Claude Junker e il socialdemocratico Martin Schulz. Nessuno dei due piace a tutti i governi dell’Ue. Il campione del Ppe, tradizionalmente molto europeista e dubbioso sull’austerità, ha però firmato un patto con Merkel che dovrebbe tranquillizzare i britannici. Schulz ha anche lui il difetto di essere troppo pro-europeo.

Da Berlino fanno sapere, anche se in via non ufficiale, che il candidato da nominare è Juncker, ma a Bruxelles è voce comune che lui non vorrebbe poi davvero quel posto e che preferirebbe quello, a lui più congeniale, di presidente del Consiglio Ue.

Però il Ppe, pur perdendo una valanga di voti e di seggi è ancora la prima famiglia politica europea e dunque da lui si partirà, con i socialisti che tentano di alzare il prezzo.

lorenzo@robustelli.eu

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