La Nuova Sardegna

Affari con le pale eoliche per agricoltori fantasma

di Mauro Lissia
Affari con le pale eoliche per agricoltori fantasma

Fra i sei indagati dalla Procura di Cagliari anche un ingegnere di Nuoro. Sospetti su un parere legale fornito dall’Argea, sequestrati tutti gli impianti

17 giugno 2014
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CAGLIARI. Operazione semplice: metti in piedi un’azienda agricola virtuale, grazie a quella incassi l’autorizzazione a impiantare un piccolo parco eolico necessario per alimentare l’attività e con le pale a vento guadagni migliaia di euro grazie agli incentivi dei gestori dell’energia. Non si parla di due lire: un pala eolica assicura per vent’anni un profitto che va da 100 a 130 mila euro. Solo che stavolta il gioco è stato scoperto dagli uomini del nucleo investigativo del Corpo Forestale e il pm Gaetano Porcu ha iscritto al registro degli indagati sei persone: Davide e Alberto Piseddu (48 e 42 anni) di Villanovatulo, Salvatore Scudu (66) di Villagrande Strisaili che per l’accusa sono i titolari delle finte imprese agricole. Con loro rispondono dell’accusa di concorso in truffa, tentata truffa e falso ideologico oltre che si violazioni urbanistiche il commerciante imprenditore Desiderio Mulas (57 anni) indicato dagli investigatori come l’ideatore del sistema di società agricole inesistenti, l’ingegnere nuorese Pierpaolo Loi (50) che avrebbe svolto il ruolo di progettista e il legale rappresentante delle società Pierpaolo Piseddu (55 anni).

Sotto la lente della Procura c’è anche la posizione di Fabio Cuccuru, direttore dell’area di coordinamento dell’Argea, una delle agenzie agricole regionali, che avrebbe espresso un parere tecnico considerato sospetto dal pm Porcu. La vicenda è nata a ottobre dell’anno scorso, quando gli uomini del commissario Fabrizio Madeddu hanno messo sotto sequestro due pale eoliche da 200 watt nelle campagne di Villanovatulo perché risultavano installate in un’area vincolata, vicino a un fiume. Qualcosa però non quadrava e i forestali hanno deciso di andare a fondo negli accertamenti. Così, tra perquisizioni e raccolta di dati, si è scoperto che dietro quel piccolo impianto si nascondeva una piccola ma oliatissima organizzazione messa in piedi per lucrare sugli incentivi dell’eolico fondando aziende agricole fantasma. Stando alle indagini, il primo passo è stato prendere in affitto i terreni, quelli dei Piseddu e di Scudu. Il secondo l’acquisto delle pale eoliche da società spagnole: gli investigatori hanno accertato pagamenti per 320 mila euro che - nel progetto - sarebbero stati rapidamente ammortizzato grazie agli incentivi. I proprietari dei terreni - sempre stando alle indagini - venivano fatti entrare nella società e ricompensati con cinquemila euro all’anno, il resto veniva spartito fra gli altri soci, del tutto estranei all’attività agricola fantasma. Per dare una parvenza di regolarità all’operazione gli indagati producevano attestazioni false, utili a evitare la procedura di valutazione d’impatto ambientale.

Ed è qui che entra in gioco l’Argea: per ottenere il dissequestro delle aree sarebbe stato chiesto un parere legale al dirigente Cuccuru, ma nel corso delle perquisizioni i forestali hanno trovato a casa di desiderio Mulas e Selvatore Scudu bozze del parere poi prodotto nell’istanza di dissequestro. La conferma del pasticcio sarebbe saltata fuori nel corso di una perquizione condotta nella sede dell’Argea. Da qui i sospetti di una combine, sulla quale la Procura farà a breve le proprie valutazioni. Il gip Giovanni Massidda - che ha respinto l’istanza di dissequestro presentata per i proprietari dei terreni dall’avvocato Antonio Gaia - ha rilevato «elementi che pongono seri dubbi sulla liceità di acquisizione del parere dell’Argea». Di certo gli indagati preparavano altre pratiche per impiantare altre pale a vento a Nurri, Meana Sardo, Mamoiada e Isili. Le indagini vanno avanti e promettono sviluppi a breve.

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