Con i Soufly il rock è ad alta energia
A Cagliari Max e Zyon Cavallera infiammano il palco dello Steel Day
CAGLIARI. L’inarrestabile energia della famiglia Cavalera. Un nome una garanzia dimostrato ancora una volta, venerdi sera nel concerto dei Soulfly, in cui padre e figlio, rispettivamente Max e Zyon, hanno dato il meglio di se con un risultato decisamente positivo. Un live, inserito nel cartellone dello Steel Day (allestito da Voxday come anteprima del Karel Music Expò) infuocato, che ha da subito acceso gli animi delle circa mille persone presenti, per il primo grande evento della musica metal previsto nella stagione estiva isolana. Novanta minuti che spezzano il fiato a più riprese con una scaletta di brani che non lascia prendere fiato. Ritmi serrati ed un muro sonoro da far vibrare la cassa toracica per esaltare, senza troppa fatica gli aficionados accorsi da tutta l’isola per l’unica tappa italiana della formazione americana, dopo l’annullamento, il giorni precedente, dello show di Roma a causa del maltempo.
Tanta la curiosità nel vedere all’azione il piccolo Cavalera. Gracile di corporatura, con un viso da teenager ed il numero ventuno riportato sul documento d’identità alla voce età. Impressione errata, perché una volta seduto davanti alle pelli della batteria Zyon si è trasformato in un treno che corre senza sosta e all’impazzata, cuore pulsante di tutta la band, completata dall’ex chitarrista degli El Nino, Marc Rizzo e da Tony Campos, già bassista dei Ministry, oltre che, naturalmente, dall’ex leader e fondatore dei Sepultura, Max Cavalera alla voce e alla chitarra. Un destino da batterista già segnato, ancora prima della nascita, all’interno del ventre materno. E’ suo, il battito di cuore che apre il disco “Chaos AD” dei Sepultura nel brano “Refuse/Resist” suonato dal vivo nel set di venerdi, così come “Cannibal Holocaust”, “Rise of the fallen”, “Arise”, “Seek and strike”, “Roots bloody roots”. Diciotto canzoni in tutto tratte dalla discografia dei Sepultura e degli stessi Soulfly.
Una buona performance per gli svedesi Pain of Salvation alle prese con un prog metal con incursioni nell’hard rock e brevi momenti di blues.