La Nuova Sardegna

Allarme nelle Bocche: le petroliere violano per 57 volte i divieti

di Antonello Palmas
Allarme nelle Bocche: le petroliere violano per 57 volte i divieti

Misure di tutela solo teoriche, transiti sempre pericolosi. Interpellanza per rilanciare il ruolo dei piloti degli stretti

17 ottobre 2014
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SANTA TERESA. Apprendere che nel 2013 sono aumentati in maniera considerevole i rischi ambientali per le Bocche di Bonifacio, un tratto di mare sulla carta ampiamente tutelato, di enorme bellezza e pregio ambientale, ha fatto scattare l’allarme anche in Regione. Tanto da far partire un’interpellanza indirizzata al presidente Pigliaru, sottoscritta da Gaetano Ledda (Upc), Efisio Arbau (La Base), Raimondo Perra (Psi) e Michele Azara (Idv), costituitisi nel gruppo “Sardegna Vera”: al governatore chiedono di riferire «quali urgenti misure intende adottare per istituire il primo gruppo internazionale di piloti di alto mare del Mediterraneo (Deep Sea Pilots) al servizio della Regione; e per impegnare risorse destinate all'impiego di nuovi piloti, di personale addetto alle pilotine, per l'acquisto di mezzi adatti ad affrontare quell'impervio tratto di mare, di apparecchiature tecnologicamente avanzate e per la manutenzione delle barche in uso».

I quattro consiglieri partono infatti da alcuni dati che non possono non preoccupare: è emerso che delle oltre 3.500 navi in transito lo scorso anno, 57 hanno violato la risoluzione dell’Imo (l’Organizzazione marittima internazionale); ma anche che il traffico delle merci pericolose è aumentato del 28% rispetto al 2012, e che nel corso degli ultimi 40 anni si sono verificati, nello stretto, numerosi incidenti, alcuni dei quali sono andati molto vicini a causare inquinamento.

I sottoscrittori ricordano che le Bocche di Bonifacio sono state dichiarate Area marina protetta speciale per biodiversità (nel 2001), Santuario internazionale dei cetacei (2002), Patrimonio mondiale Unesco (2006). E che l'Imo ha definito la navigazione in questo stretto particolarmente pericolosa. Nonostante ciò, di fatto la tutela dai rischi di disastro ambientale è lasciata alla buona volontà degli strait pilot degli scali sulle Bocche: sono gli esperti di navigazione negli stretti e nei porti, che in base agli accordi Italia-Francia curano un sistema di “pilotaggio raccomandato”. Sistema attivabile su richiesta dei comandanti delle navi che transitano in questo tratto di mare e in particolar modo di quelle che trasportano merci pericolose, servizio che ha preso ufficialmente il via lo scorso 1° luglio con «importanti risultati», dicono i consiglieri. Il pilota specializzato sale a bordo della nave quale fiduciario dello Stato, non rileva il comandante della nave, ma lo affianca nella navigazione, suggerisce la rotta da seguire, informa dei regolamenti in vigore, mantiene i contatti con la guardia costiera ed è il diretto referente in caso di necessità per le autorità di terra, da perfetto conoscitore della zona.

Uno dei problemi, però, è che non si possono obbligare le navi ad avvalersene. L’altro è che i piloti delle stazioni di pilotaggio di Olbia e Porto Torres si sono messi a disposizione, gratuitamente e con la rinuncia dei periodi di riposo dal servizio regolare svolto nelle rispettive sedi di appartenenza, per effettuare eventuali servizi. Una condizione che non può rendere davvero efficace la loro opera, anche perché non sono stati messi a disposizione le risorse, i mezzi e le tecnologie indispensabili. Insomma le classiche nozze con i fichi secchi, che mettono a rischio una delle zone più belle del Mediterraneo.

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