La Nuova Sardegna

Il parroco di Sarule guida la rivolta

di Mattia Sanna
Il parroco di Sarule guida la rivolta

«Per tre chiese e la scuola materna parrocchiale pretesi 3.703 euro di deposito»

09 novembre 2014
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SARULE. Guerra ad Abbanoa: 3.703 euro e 32 centesimi devono essere sembrati davvero troppi a don Roberto Carta. Così il padre delle 1700 anime di questa piccola comunità ha deciso di postare su Facebook le 4 bollette appena recapitategli, per le 3 chiese del paese e la scuola materna parrocchiale. Bollette che il pastore ha ammesso di non voler pagare, invitando, d'altra parte, i propri concittadini, senza molti giri di parole, a fare lo stesso: in segno di protesta. E, in effetti, non c'è da dargli torto. Una cifra simile, peraltro dovuta a titolo di deposito cauzionale e non in relazione a consumi effettivi, anche se rateizzata, non è un esborso da poco. Nemmeno per la parrocchia di San Michele Arcangelo.

In sostanza, rivela il sacerdote, «per due chiesette, dove l'acqua non si usa mai, si dovrebbero anticipare quasi mille euro a edificio, e questo solo perché non si è optato per la domiciliazione bancaria». «V’invito solo a guardare qui», scrive il prete, originario di Fonni, dando sfogo al proprio pensiero su Fb sopra le fotografie delle esose fatture. E aggiunge: «Penso a tante famiglie... ma penso anche che la parrocchia la facciamo funzionare tutti insieme». «Facciamo passare la voce il più possibile», prosegue, «non paghiamo e non facciamo nessuna domiciliazione e, per favore, non precipitiamoci alle poste». Un invito esplicito, forte, dunque, che poche righe sotto si conclude con un «continuo a sperare in un fallimento» (ovviamente di Abbanoa). Un auspicio, già evidenziato qualche giorno prima, seppur con qualche precisazione: «Mi auguro vivamente che fallisca molto presto», aveva detto il sacerdote, «e che le tante persone oneste al suo interno trovino lavoro con un gestore più serio».

La società pubblica, secondo don Roberto Carta, crea situazioni insostenibili. «Ma noi ci faremo sentire ancora di più – conclude – Senza tuttavia perdere tempo in lunghe file e ore di attesa negli uffici dell'ente», nel tentativo di venire a capo di quelli che il prete definisce "vergognosi errori". E in tanti sul web gli danno ragione: nei commenti dei social vengono raccontate esperienze analoghe. Consumatori stanchi di vessazioni. Stanchi di farsi prosciugare il conto per stime presuntive, che risulterebbero troppo elevate perfino per un'industria. È battaglia aperta, insomma. Don Roberto ha lanciato la sfida. Chissà, ora, come risponderanno, nei fatti, i suoi parrocchiani e gli altri sardi.

Intanto la rivolta comincia ad allargarsi dalla realtà virtuale a quella effettiva di tutti giorni: l’11 novembre a Tula l’Adiconsum ha promosso nell’auditorium comunale un incontro su questi temi. Eloquente l’interrogativo alla base dell’assemblea: «Abbanoa: un servizio o un problema?».

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