«Così ho evitato la pioggia di piombo»
L’allevatore Pietro Contena illeso nonostante gli 80 pallettoni sparati dai killer. «Ma in paese vogliono uccidere solo me?»
ORUNE. «Ma solo me vogliono uccidere in questo paese?» L’ha ripetuto chissà quante volte Pietro Contena, l’allevatore orunese di 42 anni, dopo essere scampato miracolosamente a un agguato venerdì sera alla periferia del paese. I carabinieri, coordinati dal comandante della Compagnia di Bitti, capitano Fabio Saddi, hanno cercato in tutte le maniere di scucirgli qualcosa. Ma lui, nonostante lo spavento mascherato dalla classica balentia, che però starebbe lentamente cedendo il passo alla paura, ha continuato imperterrito a dire di non aver visto nulla e di essere riuscito a scappare perché in quel curvone in salita stava viaggiando con la seconda marcia inserita nel suo piccolo suv Ford Kuga. Per questo motivo, quando ha accelerato bruscamente per sfuggire alla pioggia di piombo, la macchina è schizzata via veloce, riuscendo così a beffare i killer.
E anche a distanza di giorni dall’agguato, la sua posizione non è cambiata, nonostante i carabinieri abbiano continuato a pressarlo per farsi raccontare nei dettagli quel che è accaduto la notte di venerdì. Nelle prossime ore, l’allevatore orunese potrebbe anche essere sentito dal sostituto procuratore della Repubblica di Nuoro, Giorgio Bocciarelli, titolare dell’inchiesta, sulla cui scrivania sono già arrivati i primi esiti delle indagini di carabinieri.
Sono stati almeno 80, ma forse anche di più, i pallettoni che i mancati killer hanno scaricato in direzione della Ford Kuga di Pietro Contena. I carabinieri hanno infatti recuperato 10 bossoli nel luogo in cui erano appostati i due, forse anche tre, killer mancati. Dieci bossoli sparati ed espulsi da fucili calibro 12 probabilmente semiautomatici. Se ogni cartuccia conteneva 8, o al massimo 9 pallettoni vista la grandezza rilevata da quelli trovati, sarebbero quindi un’ottantina le pallottole che hanno sfiorato, senza colpirlo, l’allevatore.
E dai rilievi sarebbe anche emerso che uno dei mancati killer, quello che si trovava sulla strada, avrebbe sparato da una distanza di poco inferiore ai 5 metri. Mentre l’altro, o gli altri due, erano appostati sul costone, in una posizione rialzata rispetto alla strada. Deduzioni che gli esperti investigatori hanno tratto dopo aver esaminato il suv crivellato dai pallettoni.
Probabilmente, Pietro Contena deve la vita all’indecisione dei mancati killer che per l’agguato avevano scelto il posto ideale, ma hanno esitato qualche attimo per essere certi che al volante della Ford Kuga azzurra metallizzata ci fosse proprio lui.
Per l’agguato gli assassini mancati avevano scelto il secondo tornante a destra della strada in salita che dal centro del paese, passando davanti al caseificio, porta al nuovo quartiere di Su Pradu, dove Contena abita con la famiglia. L’allevatore ha sempre evitato la scorciatoia che s’inerpica tra due costoni proprio per non correre ulteriori rischi, dopo l’agguato del 2012. Ma le poche precauzioni non sono servite a far desistere chi vuole la sua morte. I killer hanno infatti agito in campo aperto, uscendo dal buio all’improvviso e sparando all'impazzata.
Il vetro dello sportello destro è esploso e altri pallettoni hanno colpito la parte alta del parabrezza sul lato destro. In quel momento, l’orunese ha avuto la prontezza di premere il piede sul pedale dell’acceleratore, spostarsi all’altra corsia e cercare scampo sfruttando la velocità dell’auto. A quel punto è entrato in azione l’altro killer che ha sparato dall’alto del costone poco distante da un cancello. Pietro Contena ha continuato a correre zigzagando. Mentre i killer hanno continuato sparare. Da diverse posizioni. Ma lui ha tirato dritto, incurante del fatto che uno degli oltre 80 pallettoni che gli erano stati scaricati sull’auto era finito nella ruota posteriore destra bucandogliela.L’allevatore si è fermato soltanto quando è arrivato davanti a casa, si è sentito al sicuro e ha telefonato ai carabinieri, che già erano in allarme perché avevano sentito le fucilate. Poi il suo racconto e quella domanda alla quale solo lui può dare una risposta: «Ma solo me vogliono uccidere in questo paese?»
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