Ruspe a Molentargius Giù le palazzine costruite sullo stagno
L’ordinanza della procura chiude una vicenda trentennale Le case furono edificate senza alcuna autorizzazione
CAGLIARI. Ruspe in azione a Medau su Cramu a Cagliari. Nel mirino della procura della Repubblica le case dei fratelli Porcu. I lavori sono andati avanti per tutta la mattinata. Alle 8, quando le ruspe sono entrate in azione, uno dei proprietari, Lazarino Porcu, ha dichiarato: «Noi non ci arrendiamo... stanno uccidendo una famiglia che per trent'anni ha pagato le tasse» e poi è salito su un muretto. La trattativa con gli agenti del reparto mobile della polizia e con il battaglione dei carabinieri è andata a buon fine e il lavoro di demolizione è continuato. La demolizione è avvenuta per ordine della procura della Repubblica.
La storia di questa demolizione comincia nell’aprile 1983, quando un cittadino acquistò un terreno a Medau su Cramu. A raccontarla è il consigliere comunale del Pd Andrea Scano nel suo blog. «A seguito di un esposto, nel dicembre ’83 e nel gennaio ’84 la Sorveglianza Edilizia del Comune accertò che il lotto era stato recintato senza autorizzazione con un muro e ne aveva ordinato la demolizione. Nell’aprile ’84 un nuovo sopralluogo accertava la mancata demolizione della recinzione e la costruzione di un fabbricato bifamiliare del tutto abusivo, arrivò una nuova ordinanza di demolizione». Nel 1985 poi, entrò in vigore il condono edilizio, che consentiva di presentare istanze di sanatoria per opere abusive realizzate entro il 31 marzo 1983: ma a quella data la palazzina non era stata costruita e il lotto nemmeno acquistato.
Comincia una specie di battaglia giudiziaria su istanze di condono accompagnate da dichiarazione risultate poi false nelle date di costruzione della palazzina. Nel 1984 un sopralluogo del Corpo Forestale della Regione rileva altre opere di completamento, ed ecco una nuova denuncia penale. Si va quindi in giudizio: nel 1997 la condanna in primo grado e l’ordine di demolizione, nel 1998 prima la Corte d’Appello e poi la Cassazione confermano la sentenza. I tre gradi di giudizio stabiliscono quindi in modo inappellabile la necessità della demolizione. Naturalmente, anche il condono edilizio non viene concesso.