La Nuova Sardegna

Moby, 2 sardi nella commissione

Moby, 2 sardi nella commissione

I senatori Floris (Fi) e Uras (Sel) faranno parte dell’organismo d’inchiesta

30 ottobre 2015
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SASSARI. Ci sono anche due senatori sardi, Emilio Floris (Forza Italia) e Luciano Uras (Sel) nella commissione d'inchiesta sulla Moby Prince che prende finalmente il via. Dopo l'approvazione della legge istitutiva lo scorso luglio, 4 gruppi parlamentari del Senato non avevano ancora designato i propri componenti.

I nomi sono stati indicati ieri e la commissione si riunirà la prossima settimana per cominciare a lavorare. Il presidente del nuovo organismo parlamentare dovrà essere però scelto dal presidente del Senato Pietro Grasso al di fuori dei 20 componenti previsti. I componenti della commissione sono per il Pd: Stefano Collina, Marco Filippi, Manuela Granaiola, Laura Cantini, Doris Lo Moro, Claudio Moscardelli, Carlo Pegorer. Per Forza Italia: Emilio Floris e Riccardo Villari. In quota M5S sono stati designati: Enrico Cappelletti e Sara Paglini. Per il gruppo Misto: Maria Mussini e Luciano Uras; per la Lega: Jonny Crosio; per Gal: Bartolomeo Pepe; per Cor: Francesco Bruni; per Ap-Ncd: Ulisse Di Giacomo e Renato Schifani. In rappresentanza del gruppo Autonomie andrà alla Commissione: Lorenzo Battista e per Ala, Pietro Langella. Grasso dovrà scegliere il presidente tra i senatori al di fuori di questi 20 componenti designati dai gruppi. I coordinatori delle due associazioni che lottano per sapere la verità sul traghetto bruciato nella rada di Livorno il 10 aprile del 1991, in cui persero la vita 140 persone, trenta sardi, Luchino Chessa e Loris Rispoli la scorsa estate avevano accolto con soddisfazione la notizia della commissione d’inchiesta. «Abbiamo sempre avuto la convinzione e la consapevolezza che la notte del 10 aprile 1991 ci fossero persone che hanno visto, ma non hanno mai parlato e la certezza che anche chi ha raccontato la sua storia lo ha fatto costellandola di poca verità e molta inventiva. Negli anni questa convinzione non è venuta meno anzi si è sempre più rafforzata. Abbiamo sperato che il tempo ormai passato, la necessità di scaricare la propria coscienza, la voglia di raccontare la realtà dei fatti avessero il sopravvento sul silenzio, sull'omertà». E ancora: «Vogliamo che questo gesto anche in modo del tutto anonimo contribuisca al lavoro della Commissione d'inchiesta affinchè, come tutti auspicano, si faccia piena luce sull'evento, affinché quel dolore, quelle ferite che non si sono mai rimarginate si possano cicatrizzare. Trovate dentro di voi lo stesso coraggio con cui noi abbiamo da anni portato avanti la nostra battaglia di giustizia».

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