La Nuova Sardegna

No dei sindaci alla riforma schiaffo del Cal alla giunta

di Umberto Aime
No dei sindaci alla riforma schiaffo del Cal alla giunta

Parere negativo alla legge di riordino delle Province: poco chiare le Unioni Sgambetto anche dalla minoranza, il testo arriverà in aula solo il 9 dicembre

26 novembre 2015
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CAGLIARI. Al Consiglio delle autonomie, il Cal, l’assessore agli Enti locali aveva messo fretta: «In 24 ore, dovete esprimere il parere sulla riforma di Comuni e Province». Detto fatto, solo che il parere obbligatorio e non vincolante è stato negativo. Sì, è arrivato un no secco e tagliente al testo licenziato pochi giorni fa dalla commissione Autonomia del Consiglio regionale, è di fatto la terza o quarta bozza del disegno di legge, e ora questa bocciatura (inaspettata?) rischia di pesare come un macigno su una riforma già contestata a muso duro da un bel po’ di Comuni del Nord Sardegna e ora anche del Nuorese.

Salta anche il Consiglio regionale. Come se non bastasse questa cattiva notizia per la maggioranza di centrosinistra, Giunta compresa, un altro schiaffo è arrivato dalla minoranza. Ormai è certo che salterà l’ingresso in aula della legge entro la fine di novembre, come avrebbe voluto il centrosinistra per rispettare l’ultimatum nazionale – peraltro abbastanza blando – sulla scadenza per riordinare le ex Province. Niente da fare: il confronto pubblico – sarà di fuoco, e questo è certo – potrà cominciare non prima del 9 dicembre. Perché, com’era prevedibile quando c’è da mettere in atto la strategia del frenatore, o meglio ancora quella dell’ostruzionismo, l’opposizione utilizzerà tutti i dieci giorni che le sono concessi dal regolamento per preparare e depositare la prevista e obbligatoria controrelazione, mentre quella della maggioranza è pronta da una settimana e rischia d’impolverarsi. I dieci giorni scatteranno da oggi, quando – almeno stando alle previsioni – le commissioni Autonomie e Bilancio del Consiglio regionale dovrebbero votare, stavolta in maniera definitiva, la bozza da consegnare all’Aula. Dunque, calendario alla mano: solo dal 9 dicembre potrà cominciare il dibattito e anche questo è un altro smacco (il secondo dopo quello del Cal) per l’alleanza di centrosisinistra che governa.

Il no del Cal. Tirato per la giacchetta, il Consiglio delle autonomie si è pronunciato nei tempi che gli erano stati pretesi. L’ha fatto per senso del dovere e con questa motivazione puntualizzata, non è certo a caso, nel documento approvato all’unanimità ieri nella riunione di Cagliari. «Ecco il nostro parere – si legge – e ci siamo pronunciati subito per non ostacolare l’iter della legge ed evitare così che proprio al Cal potessero addebitati ritardi e resistenze». Ma come detto il parere è stato negativo (scoppola non da poco per la Giunta) anche se il Cal ha aggiunto per evitare equivoci politici: «Insieme all’Associazione dei Comuni, l’Anci, martedì ci riuniremo ad Abbasanta, per continuare la nostra ancora necessaria e sempre democratica discussione interna e da lì partiranno le proposte su come, secondo noi, potrebbe essere migliorata la legge. Tranquilli, faremo le proposte entro il termini utile per l’approvazione del testo finale da parte del Consiglio regionale».

I perché del no. Ad anticipare quello che ad Abbasanta Cal e Anci proveranno a correggere, è stato il presidente del Consiglio delle autonomie: Giuseppe Casti. Primo punto: «Era meglio il testo proposto un anno fa dall’assessore Erriu rispetto a quello votato dalla commissione del Consiglio regionale e su cui abbiamo espresso il parere». Secondo punto: «Sono da rivedere i poteri assegnati alle Unioni di Comuni e il destino delle Province. Sulle Unioni, chiediamo maggior chiarezza sulle competenze e anche sulla rappresentatività di piccoli e grandi Comuni nei Consigli intercomunali. Sulle ex Province, invece, sono ancora poco chiari i tempi di transizione e poi non abbiamo capito perché ad alcuni commissari l’incarico sarà revocato e ad altri no. Occorre omogeneità, altrimenti sarà il caos». Terzo punto e questa volta è autoreferenziale: «Con la riforma, il Cal sarà svuotato di competenze e non sarà più neanche rappresentato nella conferenza permanente Regione-Enti locali. È evidente: questo non ci potrà mai stare bene».

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