La Nuova Sardegna

Niente fondi, chiudono i musei

All’appello mancano 2 milioni. A Torralba il Comune evita lo stop di Santu Antine

27 novembre 2015
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SASSARI. La cultura rischia lo stop. Sono passate due settimane dall’incontro tra Francesco Pigliaru e i rappresentanti delle cooperative sociali, quando il governatore ha promesso una soluzione a breve per impedire la chiusura di siti archeologici e musei, ma la situazione non si è ancora definita. All’appello mancano sempre i due milioni di euro necessari per garantire i pagamenti dell’ultimo mese e mezzo del 2015. I 14 milioni e 650mila euro previsti nel bilancio infatti hanno permesso di andare avanti solo fino al 15 novembre. Da quella data qualcuno ha scelto di chiudere i siti, altri hanno preferito andare avanti in modalità gratuita, ma intanto le coop sociali continuano a bussare alle porte del palazzo della Regione per avere risposte.

Cauto ottimismo. «Da un lato continuiamo a essere fiduciosi – dichiara Sergio Cardia, presidente di Agci Sardegna –. Anche perché ci è stato garantito che c’è una proposta di variazione del bilancio che la giunta presenterà al Consiglio ai primi della prossima settimana. Dall’altro lato, però, tra di noi sta crescendo la preoccupazione. Siamo sospesi a questa promessa e non vorremmo sorprese di fine anno. E, infatti, non sono pochi i siti che hanno chiuso. Carbonia, Santadi, Villaperuccio non se la sono sentita di andare avanti, di anticipare soldi senza alcuna certezza. Altri, invece, hanno scelto di tenere aperto, seppure in condizioni di precarietà».

La supplenza dei comuni. A giocare un ruolo fondamentale in questa partita sono i comuni. «Alcuni si fidano delle promesse della Regione e anticipano i soldi, altri no e scelgono di chiudere come è successo a Carbonia e Santadi», spiega ancora Cardia. Tra i primi c’è invece Torralba, che non ha voluto rinunciare al suo fiore all’occhiello, il nuraghe di Santu Antine, che ogni anno porta nel piccolo centro del Meilogu più di 35mila visitatori. Ed è per questo che il Comune ha scelto di mettere mano al portafogli e garantire così gli stipendi ai lavoratori della coop che gestisce il sito nuragico. Lo stesso accade a Ozieri, dove però la gestione del patrimonio storico archeologico è affidata all’Istituzione San Michele, il braccio culturale dell’amministrazione. Anche in questo caso il Comune ha messo i soldi di tasca sua per consentire l’apertura - seppur con orari ridotti rispetto all’estate - della chiesa di Sant’Antioco di Bisarcio, della Grotta di San Michele e dei musei cittadini.

Il bilancio 2016. Il mondo della cultura, dunque, continua a vivere in piena emergenza. La speranza è che la Regione, così come garantito da Pigliaru e dall’assessore Claudia Firino nel recente incontro con le associazioni delle coop, risolva la situazione per il 2015. Ma non solo. Tra gli operatori culturali si pensa già al 2016 e l’impegno della Regione è quello di inserire nel bilancio 2016 i 16,8 milioni di euro che servono a garantire la copertura annuale. «Ottimo, ma deve essere fatto secondo tempi prestabiliti – conclude Cardia –. Siamo una realtà importante che conta più di 600 lavoratori». (al.pi.)

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