La Nuova Sardegna

Il “mito” Mesina sconfina, è evidente. Quest’uomo nato nel 1942 a Orgosolo era riuscito a imporre la sua “statura” anche oltre la Barbagia. E l’ultima vicenda ne è un’ulteriore dimostrazione. Il re del banditismo sardo – prima di finire nuovamente in carcere – è stato visto più volte nelle strade di Sassari e anche della provincia.

In un bar di Porto Torres alcune persone si fecero fotografare insieme a lui.

Oramai sembra chiaro che Grazianeddu avesse instaurato una rete di rapporti tale da consentirgli di fare affari nel Sassarese. Tanto da convincere il direttore di una filiale bancaria a rivolgersi a lui per ottenere contanti in tempi rapidi. Come emerge dall’inchiesta della Procura di via Roma. Per restare a Sassari, non bisogna poi dimenticare che nel mirino dell’ex primula rossa del Supramonte era finito anche Gavino Satta, 52 anni, imprenditore di Uri con un posto nel consiglio di amministrazione della Coopservice, colosso da 17 mila dipendenti con sede a Reggio Emilia e base operativa alla periferia di Sassari, che si occupa prevalentemente di servizi di vigilanza. Doveva essere un rapimento lampo ma l’operazione saltò. Verrebbe da chiedersi come un personaggio con quel curriculum criminale sia riuscito a conquistare la fiducia di un bancario facendo cadere quella vittima inconsapevole in una trappola terribile. Marco Milia a un certo punto ha scoperto di non avere vie d’uscita: doveva restituire i soldi, con gli interessi che gli erano stati chiesti. I carabinieri di Nuoro hanno scoperto tutto mentre indagavano su altre vicende che coinvolgono Mesina e per le quali è già sotto processo. Sono partiti gli accertamenti, gli interrogatori, i viaggi tra le Procure delle due province per poi arrivare alla chiusura del cerchio. (na.co.)