La Nuova Sardegna

L’ALLARME»TRAGEDIA SFIORATA

di Gianni Bazzoni

SASSARI. Un centro commerciale ancora aperto e frequentato da decine di persone, auto in transito e case abitate da persone immerse nella routine quotidiana e che hanno rischiato di beccarsi una...

02 marzo 2016
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SASSARI. Un centro commerciale ancora aperto e frequentato da decine di persone, auto in transito e case abitate da persone immerse nella routine quotidiana e che hanno rischiato di beccarsi una pallottola. Poteva finire in tragedia l’assalto armato del commando che lunedì sera è entrato in azione in via Caniga, dove ha alleggerito di 11 milioni di euro il deposito della Mondialpol Sardegna. E a freddo, ora che la paura è passata, risulta ancora più evidente il rischio corso dalla popolazione.

Un assalto più vicino alle incursioni dei terroristi moderni che allo storico e sorpassato west, dove si sparava solo con pistole e fucili. Ti ci puoi trovare in mezzo in maniera inconsapevole, e almeno sette o otto persone hanno mancato l’appuntamento con il commando per una manciata di secondi. La banda arrivata a Sassari non ha sbagliato una mossa: una quindicina di elementi addestrati militarmente, capaci di sparare con armi pesanti, professionali nell’esecuzione degli ordini impartiti da un capo “sapiente”, un regista che ha guidato con decisione l’intera operazione.

Una banda vera, quindi, non un gruppo raccolto alla bella meglio e alimentato dalla disperazione, dalla fame di denaro a tutti i costi. L’assalto dell’altra sera a Sassari ha messo in evidenza l’organizzazione strategica, la tecnica del commando, tanto che comincia a trovare conferma l’ipotesi che la banda «ne abbia già fatto altre». Insomma che si sia specializzata in operazioni importanti, per esempio che possa essere - in larga parte - la stessa che nel 2013 si è portata via 5 milioni di euro dal caveau della Cooperativa Vigilanza Sardegna di Nuoro.

«Gente che sa fare», hanno spiegato alcuni investigatori che da anni si occupano di criminalità organizzata in Sardegna, e che si muove con precisione anche quando è in trasferta. Ma chi sono i nuovi banditi, quelli che puntano ai milioni e non agli spiccioli delle rapine? Come si riuniscono e a quale capo fanno riferimento? Da quale parte della Sardegna arrivano e come individuano gli obiettivi da colpire?

Sono questi gli interrogativi sui quali dall’altra sera stanno ragionando gli investigatori della squadra mobile di Sassari. Si guarda e riguarda il film dell’assalto, come al cinema. E si prova a capire se dietro quell’andatura, quei gesti, quel modo di sparare possa esserci un volto già conosciuto. Magari anche per avere fatto parte dei recenti assalti ai portavalori.

Di certo sono uomini che con le armi ci sanno fare, e recitano alla perfezione il copione. Nessuno sembra scelto a caso: dall’escavatorista agli autisti delle auto, da quelli che imbracciano i fucili agli altri che utilizzano gli AK47 con una facilità che fa paura. Decine di colpi sparati lunedì sera, non a caso o solo per creare panico.

Gli investigatori hanno la conferma che il “regista” ha ordinato il fuoco di copertura per consentire a chi trasportava il denaro di agire senza essere colpito. Così, infatti, i vigilantes che avevano risposto al fuoco dalle finestre del piano superiore sono stati costretti a ripararsi. Non hanno avuto modo di controbattere, se non a rischio di essere colpiti. E mentre l’inferno di piombo ha segnato tre o quattro minuti interminabili, altri due hanno incendiato una delle auto. Un diversivo per aggiungere caos.

Dentro il piano, anche la capacità di rubare cinque auto, un rimorchio con l’escavatore, la possibilità di fare investimenti in armi potenti. E di agire senza apparenti errori, come professionisti del crimine, allievi cresciuti di una scuola che forse è stata sottovalutata.

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