Si avvicina il tagliando per la maggioranza
L’attacco di Sel alla Giunta sembra acuire le tensioni e forse è legato agli equilibri post elezioni
CAGLIARI. Il borsino del centrosinistra è in subbuglio. Lo strappo fra Sel, che ha cominciato, e il presidente della Regione sull’azione di governo, lenta o veloce a seconda dei punti di vista, lascerà strascichi? Potrebbe finire solo in panna montata, oppure mettere davvero in crisi la maggioranza. Comunque c’è una certezza: a un mese e poco più dalle elezioni amministrative, il centrosinistra ha bisogno di un tagliando. Non è certo questo il momento del rimpasto in Giunta, oggi scatenerebbe troppi scontri interni, ma del confronto politico sì. Soprattutto fra Sel e Pd. Quello che segue è una possibile cartella clinica dello stato di salute dei due gruppi contrapposti.
Pd. Il partito di maggioranza relativa non è uscito ancora dalla guerra intestina fra le correnti. Dopo gli scontri all’arma bianca di pochi mesi fa, ora a prevalere è l’anestetico, o comunque le vecchie trattative sotto traccia. Renato Soru, il segretario regionale contestato, è andato avanti per la strada scelta, governare il partito anche senza avere la maggioranza, mentre gli avversari pare abbiano riposto le armi in attesa dell’assemblea regionale che sarà subito dopo le amministrative. Sta di fatto che, in queste settimane al cloroformio ma segnate dai contrasti sulle trivelle, è sembrato addirittura che il Pd si sia ancora di più indebolito nella coalizione. Se è accaduto questo, a rinforzarsi è stato invece il partito trasversale del presidente Pigliaru, che ha ripreso in mano e con forza la barra del timone seppure fra diverse critiche. Una su tutte: i rapporti con il governo Renzi. Gli alleati, e non solo Sel ma anche il Partito dei sardi, continuano a fidarsi poco delle promesse di Palazzo Chigi e si aspettano più fatti che passerelle. Di contro il governatore continua a essere fiducioso e convinto che con la firma del prossimo «Patto per la Sardegna», dovrebbe essere a metà maggio, ci sarà la svolta. Ecco perché, a metà mandato, le quotazioni del governatore sembrano in rialzo e quello del Pd regionale in ribasso fino a questo dubbio: non sarà il cerchio magico del premier a dettare legge anche in Sardegna?
Sel. L’uscita improvvisa e rumorosa della segreteria regionale potrebbe avere diversi perché alle spalle. Il primo: Sel non ha ancora metabolizzato l’addio di chi è passato a Sinistra Italiana e quindi aveva bisogno subito di farsi sentire per dimostrare piena e autonoma vitalità. Non va neanche dimenticato che Sel è anche il partito del sindaco uscente di Cagliari e lasciare le amministrative in mano al Pd sarebbe stato alla lunga un errore strategico. Questo: passare da protagonista a comprimario. Il secondo perché è ancora più politico. L’ingresso del Psd’Az nella coalizione che, sempre a Cagliari, sosterrà l’uscente Massimo Zedda potrebbe aver allarmato Sinistra e libertà. Il rischio che in Regione, seppure lentamente, la maggioranza sarebbe alla ricerca di una stampella al centro in vista degli appuntamenti autunnali. A cominciare dal referendum sulla riforma costituzionale. Per vincere quel giorno, Renzi e più sanno bene che non basteranno i voti del Pd: hanno bisogno dei moderati per contrastare la contestazione interna. A questo punto Sel potrebbe aver intuito che in nome dell’interesse superiore, Renzi appunto, presto potrebbe essere messa da parte. Non sarebbe una novità: è accaduto sulla terra ferma con il sostegno di Alfano e Verdini al Governo. È un rischio che Sel avrebbe visto all’orizzonte e per questo potrebbe aver scalciato. I prossimi giorni diranno chi nella maggioranza al governo della Regione avrà il coraggio di giocare a carte scoperte. (ua)