La Nuova Sardegna

Cantone: la corruzione cancro da arrestare

Cantone: la corruzione cancro da arrestare

Il presidente dell’Authority lancia l’allarme a Cagliari: trasparenza e partecipazione come argine

04 maggio 2016
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CAGLIARI. Il malaffare in politica e la corruzione nella pubblica amministrazione sono «un cancro che purtroppo si diffonde ancora... possiamo debellarlo solo se davanti all’opinione pubblica le istituzioni si presentano e si presenteranno con il massimo della trasparenza e anche se la stessa opinione pubblica diventerà il primo controllore delle istituzioni». Parole, appello e auspici sono di Raffaele Cantone, il presidente dall’Autorità nazionale contro la corruzione. In diretta streaming, dallo studio di casa, con alle spalle la storica foto del dialogo fitto fitto fra Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il magistrato è intervenuto al seminario su una «Nuova piattaforma per la legalità», organizzato dalla prefettura di Cagliari. A braccio, il magistrato ha annunciato che «sta per cominciare una rivoluzione culturale in cui tutti, dico tutti, dobbiamo credere». Cantone è stato preciso e deciso nel dire: «Non abbiamo bisogno di leggi complicate e calate dall’alto, ma della condivisione in questa sfida». La sua è stata una sollecitazione ancora più diretta rispetto ad altre volte, verso la ricerca di «quel senso civico comune che deve trasformarsi in una barriera invalicabile». Ma la politica e l’amministrazione pubblica devono e dovranno fare la loro parte: «La trasparenza – ha detto – è il vero presidio contro la corruzione. Da sempre la luce, cioè la trasparenza, è il più importante disinfettante che esiste». Per aggiungere: «È impensabile che ci sia un controllore per ogni appalto, ogni finanziamento. È la partecipazione dei cittadini l’unico argine alla corruzione», perché «il controllo più autentico è quello della gente. Per questo c’è una vittoria, da conquistare con rapidità e grande forza. Ci riusciremo? Dipenderà dall’impegno di tutti noi». Cantone si è detto ottimista anche sulla possibilità che il prossimo Consiglio dei ministri approvi la legge sulla trasparenza e il «Fredoom information act». Cos’è e a cosa servirà il Foia? È la piattaforma che permetterà «ai cittadini – ha detto il presidente dell’Anac – l’accesso diretto, sempre e comunque, agli atti della pubblica amministrazione e quindi sarà un altro passo decisivo verso la trasparenza». Che non sia una stagione facile, è complicata, l’ha confermato il sostituto procuratore Marco Cocco. «Più di un’inchiesta – sono state le sue parole – ha messo allo scoperto l’esistenza di un sistema oscuro e alternativo a quello delle leggi, con le sue regole, rafforzata da una solidarietà fra corrotto e corruttori che sfocia nell’omertà». E ancora: «Non c’è interesse a denunciare il malaffare da nessuna parte. Il costruttore teme di uscire dal giro, un pubblico ufficiale d’essere tagliato fuori dai benefici sottobanco». Ma c’è di peggio, secondo il magistrato: «Siamo passati dalla tolleranza sociale addirittura all’apprezzamento sociale». È questa la pessima deriva da fermare, ha sottolineato Pier Sandro Scano, presidente dell’Anci: «È il principio della legalità a essere in crisi, mentre è un valore che dobbiamo rilanciare». Il prefetto Giuliana Perrotta ha ribadito che la corruzione ha un doppio effetto devastante sociale ed economico, per fronteggiarlo «è sempre più indispensabile un gioco di squadra in cui la prevenzione deve essere non solo il punto di partenza, ma d’arrivo». Secondo il presidente della Regione «ora è necessaria una piattaforma informatica che controlli di continuo il sistema degli appalti pubblici. A noi interessano tre cose - ha aggiunto Francesco Pigliaru - prevenzione, conoscenza e velocità della trasmissione delle informazioni. Le istituzioni, devono trasformarsi in una rete efficiente e trasparente. Sempre e comunque nell’interesse comune, quello dei cittadini». (ua)

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