Con meno studenti anche i fondi si riducono
I criteri del ministero contestati dagli atenei: «È necessario considerare il gap dell’insularità»
SASSARI. Al numero delle iscrizioni è legato a doppio filo anche un altro aspetto, quello dell’assegnazione dei fondi da parte del ministero. La percentuale si aggira intorno al 20 per cento: significa che circa un quinto delle assegnazioni annuali attinte dal fondo ordinario dipende dal numero di immatricolati, sulla base del raffronto con l’anno precedente. È evidente che un calo di iscrizioni si traduce in una riduzione del finanziamento e di conseguenza nei tagli dell’offerta formativa. Ecco perché i rettori delle due università isolane sono impegnati nel cercare di attirare nei rispettivi atenei un numero sempre più alto di studenti, sia sardi sia provenienti da altre realtà. Lo fanno attraverso campagne di comunicazioni capillari e martellanti, cercando di portare l’università anche nei piccoli centri più distanti dal capoluogo. E, insieme, introducendo nell’offerta formativa corsi di laurea specialistici e originali che possano attirare studenti anche da località molto lontane. E che siano disposti, per frequentare il corso di studi prescelto, anche a trasferirsi su un’isola. «Quello dell’insularità è un gap non riconosciuto – dice il rettore di Cagliari Maria del Zompo –, i criteri fissati dal ministero per l’assegnazione dei fondi sono iniqui per la Sardegna, isola e caratterizzata da una bassa densità abitativa. È evidente che nel nostro caso come per l’ateneo di Sassari dovrebbero essere stabiliti parametri diversi. E su questo aspetto ci stiamo battendo da tempo per ottenere giustizia».
E c’è un ulteriore aspetto sul quale si sofferma il rettore di Sassari Massimo Carpinelli facendo riferimento al report Bankitalia: «È necessario riflettere su ciò che Bankitalia definisce "qualità dell'offerta formativa". Per misurare la disponibilità di corsi di laurea, per ogni comune sono stati indicati tutti i corsi di laurea triennale o a ciclo unico che hanno sede in comuni raggiungibili in non più di 60 minuti tramite la rete stradale. I tempi di percorrenza vengono da fonte Istat, e per la Sicilia e la Sardegna, le matrici includono esclusivamente le distanze tra i comuni della regione. Chiaramente, se il criterio è questo, la situazione sarda non può essere paragonata a quella di regioni non insulari e a grande densità abitativa come Lombardia, Lazio e così via». (si. sa.)