La Nuova Sardegna

Vacanze salate, sulle spiagge sarde lettini e ombrelloni a costi più alti

di Claudio Zoccheddu
Vacanze salate, sulle spiagge sarde lettini e ombrelloni a costi più alti

Un report dell’Adoc piazza l’isola al primo posto in Italia Le associazioni di categoria: «Sono aumenti fisiologici»

28 giugno 2016
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SASSARI. Quanto costa un posto in spiaggia? Molto, forse troppo. Perlomeno secondo il report di Adoc, l’associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori e che in questi giorni ha fatto i conti in tasca agli stabilimenti balneari di tutta Italia, Sardegna compresa. E proprio dalla Sardegna è arrivato il dato che ha preoccupato l’associazione dei consumatori perché, sulle spiagge dell’isola, affittare un ombrellone e due lettini può diventare un salasso.

Le cifre. A fronte di un rincaro nella media nazionale del 2,4 per cento rispetto allo scorso anno, in Sardegna la percentuale è quasi raddoppiata. Una giornata in uno stabilimento balneare costa il 5,2 per cento in più del 2015 e si rischia di sborsare cifre che potrebbero rovinare le vacanze a chiunque. In una spiaggia dell’isola si può spendere fino a 78 euro, se la giornata è la tipica spiaggiata di una famiglia con due adulti e due bambini.Nel conto, a cui si avvicinano solo la Liguria (73) e la Toscana (71), è compreso l’affitto di un ombrellone, dei lettini e la ristorazione. Nel dettaglio, in Sardegna si possono spendere 40 euro per ombrellone e lettini e 38 per cibo e bevande.

Le differenze. In alcuni casi c’è un abisso. Quasi quanto la differenza che c’è tra le spiagge sarde e quelle del resto d’Italia, sempre che si possa fare una media delle bellezza tra i lidi dello Stivale. Eppure, in Molise e in Campania una giornata può costare solo 40 euro. In Sicilia si arriva su una media di 51 euro mentre in Emilia Romagna si devono sborsare 62 euro e in Veneto 64,50. Quello che salta all’occhio è però l’aumento in percentuale rispetto alle tariffe dello scorso anno. Se in Sardegna è stato abbattuto il muro del 5 per cento, la regione che ha registrato l’aumento più rilevante è la Campania, dove la differenza tra i prezzi del 2015 e quelli del 2016 si è attestata sul 4,1 per cento in più. Un punto di meno di quanto rilevato in Sardegna.


La replica. Se i turisti possono iniziare a preoccuparsi, e ad aprire il portafogli, i rappresentanti del sindacato degli operatori balneari non si sentono persi nel mare in tempesta, anzi: «Questi dati non mi risultano», ha detto ieri Alberto Bertolotti, fresco presidente della sezione sarda di Confcommercio ed ex presidente del Sib, il sindacato italiano dei balneari, «non ho ricevuto alcuna segnalazione in questo senso e comunque anche se si trattasse di dati ufficiali non mi sentirei di gridare allo scandalo». La preoccupazione, come detto, non abita da queste parti anche perché l’aumento del 5,2 per cento segnalato dall’associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori potrebbe essere un’evoluzione quasi inevitabile: «Non è un’offesa ai consumatori», ha detto ancora Bortolotti, «ma piuttosto è una conseguenza di un listino di prezzi bloccato da almeno dieci anni». Nessuno scandalo, quindi. Nemmeno se dovesse essere confermato che i servizi da spiaggia della Sardegna sono davvero i più cari d’Italia.

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