La Nuova Sardegna

L’emigrata di Luras: «Ero di fronte all’inferno»

di Sebastiano Depperu
L’emigrata di Luras: «Ero di fronte all’inferno»

Domenica Depperu è viva per miracolo: «Sentivo gli spari e la gente gridare»

16 luglio 2016
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LURAS. Una maglia con cui ripararsi dal fresco della sera forse le ha salvato la vita. Domenica Depperu, di Luras, vive da cinque anni a Nizza, dove lavora nel settore alberghiero. La sua casa è vicinissima alla Promenade des Anglais. Giovedì sera è scesa per strada per fotografare lo spettacolo dei fuochi d’artificio. Ha visto la gente che correva e gridava, ha sentito gli spari, ha percepito il terrore.

Il racconto. «Sono salva per miracolo», dice Domenica. «Guardavo i fuochi d’artificio dalla finestra di casa, ma volevo vederli meglio, più da vicino. Allora, ho deciso di scendere per strada. C'erano migliaia di persone. Mentre stavo per chiudere la porta, però, ho avvertito una leggera brezza. Così ho deciso di rientrare in casa per prendere un maglioncino con cui proteggermi dal freddo». Questa è stata probabilmente la sua salvezza. Perché quando Domenica è arrivata sulla Promenade e ha iniziato a camminare per ammirare i fuochi d’artificio, il terrorista sul tir era già entrato in azione. Se non fosse rientrata a casa forse si sarebbe trovata vicino al mezzo che correva tra la folla. «Quando mi trovavo circa a metà della Promenade – continua a raccontare Domenica Depperu –– ho sentito un boato. Poi le urla e la gente che correva, mi veniva incontro e gridava: «Attentat, secours». Poi gli spari verso la spiaggia. In quel momento non sapevo veramente più dove stavo andando: ero sotto choc, spaventata, confusa. Mi sono messa a correre anche io. La gente cercava riparo dentro ai ristoranti. Piangeva e urlava. Dopo, ricordo di essermi ritrovata nella strada di casa mia. Ho cercato di aprire la porta, ma non trovavo le chiavi. Ero nervosa. Poi sono entrata e mi sono seduta. Ero in salvo. Un attimo ho visto il messaggio su facebook che aveva scritto la prefettura des Alpes Marittimes. In francese diceva: attacco a Nizza, vi ringraziamo di divulgare il messaggio e di rimanere a casa! Se siete nelle vicinanze rimanete in un luogo sicuro».

Sotto choc. La notte è stata lunga, impossibile chiudere occhio. «Non ho dormito. Non riuscivo a prendere sono. Avevo ancora in mente le immagini della gente che correva, il boato, il rumore degli spari, le sirene dei soccorsi: tutto mi rimbalzava in testa. Un’altra immagine mi ritorna spesso in mente: quella della gente che, durante la notte, poche ore dopo l’attacco, scappa. Tantissime persone con le valigie sono andate via subito da Nizza. Giovedì sera credo ci fossero più di 10mila persone sulla Promenade. Dopo poche ore, il deserto. Un’aria di morte, di desolazione».

La paura. Anche Francois Volpi, giovane francese di origini italiane, era a Nizza. Anche lui, per puro caso non si è trovato sul luogo del massacro. «Dove scendere sulla Promenade – dice il giovane che qualche anno fa, ha lavorato in Sardegna in un hotel – per vedere i fuochi d’artificio ma, fortunatamente, sono uscito in ritardo. Invece – continua – una mia cugina era lì con la sua famiglia. Nella calca il passeggino dove dormiva la figlioletta è stato scaraventato lontano. La piccola per fortuna sta bene, ha solo un trauma cranico. Un miracolo».

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