Comandini sarà il nuovo segretario del Pd
L’accordo tra le correnti dovrebbe arrivare oggi, elezione il primo agosto all’assemblea a Oristano
CAGLIARI. Piero Comandini sarà il nuovo segretario del Pd. La designazione è ufficiale: oggi il direttorio delle correnti dovrebbe sottoscrivere l’accordo a una settimana dall’assemblea del partito, convocata il primo agosto a Oristano. Le ultime resistenze sarebbero cadute domenica sera dopo un incontro interno del gruppo dei popolari-riformisti. L’area Cabras-Fadda si sarebbe resa conto che non ci sarebbero alternative al consigliere regionale cagliaritano e allo stesso tempo sarebbe stato impossibile, come avrebbe voluto, strappare l’ipotesi del congresso straordinario prima del referendum costituzionale di ottobre. Come nelle altre federazioni nazionali – così ha deciso la segreteria Renzi – «i congressi saranno fra dicembre e l’inizio del 2017». Però a convincere i riformisti potrebbe essere stato anche l’aver capito che la recente alleanza fra l’ex minoranza del partito (renziani e Diesse) e i soriani non è solo un accordo dell’ultim’ora e posticcio. È da tempo che le due correnti prima avversarie hanno stretto un patto per portar fuori il Pd dal blocco totale in cui è finito le dimissioni a maggio di Renato Soru.
La selezione. Uscito di scena il senatore Giuseppe Luigi Cucca, con una lettera ha escluso di essere in corsa chi oggi è vicino al ministro Delrio ma in passato è stato bersaniano, e dopo il passo indietro dell’ex deputato Giulio Calvisi (area Orfini), Piero Comandini è rimasto l’unico traghettatore possibile. Sarà dunque un renziano della seconda ora a guidare il partito nella verifica di metà legislatura col presidente della Regione Francesco Pigliaru, e soprattutto nella campagna referendaria in cui Renzi si giocherà gran parte del futuro. Comandini è da qualche giorno pare impegnato nelle consultazioni per la segreteria: sarà giovane e con diverse novità rispetto a quella di Soru e del predecessore dell’eurodeputato, il senatore Silvio Lai. Proprio il taglio netto col passato potrebbe convincere anche l’ultima corrente, quella degli ex civatiani, a fare parte almeno all’inizio della nuova maggioranza allargata. Certo è singolare che a gestire il partito in Sardegna, seppure per pochi mesi, sia un renziano. Perché? La risposta è negli archivi. Quando, nel 2009, l’attuale presidente del Consiglio dei ministri sfidò Bersani per la segreteria e poi finì sconfitto, proprio in Sardegna raccolse il minor numero di voti. Poi c’è stata la controprova delle scarse simpatie per il premier nel 2013. Quelle primarie, si sa, furono quasi un’apoteosi per l’ex sindaco di Firenze, ma non in Sardegna dove lo scarto sugli avversari fu minimo. Però in tre anni il Pd ha cambiato pelle dovunque, anche in Sardegna, e ora sarà un renziano a provare a tirarlo fuori da una crisi esplosa sette mesi fa. (ua)