Il dolore del Papa: no a ogni forma di odio
Il vescovo di Rouen lascia la GMG di Cracovia e rientra tra i suoi parrocchiani sotto choc: «Siamo giunti all’abominio»
ROMA. A 12 giorni dalla strage di Nizza, la Francia torna a piangere altre vittime del terrorismo. Solo che questa volta l’affronto è diretto ai suoi figli di fede cristiana. Si è giunti «all’abominio»: così monsignor Dominique Lebrun, arcivescovo di Rouen, ha commentato la tragedia avvenuta nel territorio della sua diocesi.
Da Cracovia, dove si trovava per partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù, Lebrun ha anticipato il rientro in Francia: «Da questa sera - aveva scritto subito dopo, in una nota - sarò di nuovo nella mia diocesi, vicino alle famiglie e alla comunità parrocchiale sotto choc. È mio dovere». Dettosi «esterrefatto», il prelato ha levato il suo «grido verso Dio insieme a tutti gli uomini di buona volontà», per poi aggiungere: «Ho l’ardire d’invitare anche i non credenti a unirsi a tale grido. La Chiesa cattolica non può imbracciare altre armi che la preghiera e la fraternità tra gli uomini».
Ovviamente la notizia ha scosso il Vaticano: «Il Papa è informato e partecipa al dolore e all’orrore per questa violenza assurda, con la condanna più radicale di ogni forma di odio e la preghiera per le persone colpite». Sono queste le parole che Francesco fa dire all’uscente direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. «È una nuova notizia terribile - continua il gesuita - che si aggiunge purtroppo ad una serie di violenze che in questi giorni ci hanno già sconvolto, creando immenso dolore e preoccupazione». Questa volta il senso di smarrimento non può essere celato: «Siamo particolarmente colpiti - spiega padre Lombardi - perché questa violenza orribile è avvenuta in una chiesa, un luogo sacro in cui si annuncia l’amore di Dio, con la barbara uccisione di un sacerdote e il coinvolgimento dei fedeli».
Un ossimoro, dunque, il bene accostato al male. Allah non lo vorrebbe. Il Gran Mufti d’Egitto, Sheik Shawki Allam, nell’offrire le condoglianze al popolo francese e alle famiglie delle vittime ha infatti condannato l’assassinio: «Un atto terrorista e criminale - lo ha definito -, commesso da estremisti, e che viola tutti gli insegnamenti dell’Islam». Accaduto non in Medio Oriente o in Pakistan, come la cronaca ci ha purtroppo abituati, ma nel cuore del Vecchio continente.
«Quanti morti affinché i governi europei comprendano la situazione in cui si trova l’Occidente? Quante teste decapitate?», si chiede il cardinale Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il culto divino, che in un tweet sui fatti di Rouen scrive di essere «profondamente scioccato, inorridito, indignato».
Come a dire che è inutile piangersi addosso: il momento della riflessione per l’Europa, su quanto siano buone o meno le sue politiche, non può essere rimandato. Tanto più che «è evidente che la strategia del terrore vuole rendere l’Europa un posto sotto costante minaccia», scrive in una nota di solidarietà con i cattolici francesi Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma. «Dobbiamo imparare a reagire al terrore, difendendoci e mantenendo saldi i valori della democrazia e della libertà su cui si basa la nostra società».
Altri messaggi di cordoglio e di vicinanza alla Chiesa cattolica di Francia sono giunti dalla Terra Santa, dalla Comunione anglicana e dalla Federazione delle Chiese evangeliche d’Italia.
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