La Nuova Sardegna

Pd, Comandini sotto tiro

Pd, Comandini sotto tiro

Ex civatiani e riformisti contro la scelta di renziani e soriani

27 luglio 2016
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CAGLIARI. Piero Comandini è il candidato ufficiale alla segreteria del Pd. La scelta del consigliere regionale è stata confermata dall’alleanza fra renziani e soriani nell’incontro del direttorio delle correnti che finalmente c’è stato dopo diversi rinvii. L’accoglienza però non è stata delle migliori da parte dei popolari-riformisti e degli ex civatiani. I primi hanno contestato non tanto il nome, «ma il fatto che Comandini – come dichiarato da Giacomo Spissu, portavoce dell’area Cabras-Fadda a Sardiniapost – non corrispondere a quei criteri concordati a suo tempio e cioè che il designato in futuro potesse candidarsi alle prossime primarie o ad altre tornate elettorali». In sostanza, secondo i riformisti, Comandini potrebbe avvantaggiarsi del suo nuovo ruolo, quello di segretario, da qui al congresso straordinario del partito. Gli ex civatiani hanno ribadito, nella loro critica, un concetto a loro caro: il divieto ai doppi incarichi, con in più un no perentorio al rischio che «le prossime strategie del Pd possano essere decise o soffocate nelle stanze del Consiglio regionale». A quel punto le due correnti avrebbero riproposto come possibile candidato unitario Giannarita Mele, attuale presidente regionale del partito. Ma per chi si riconosce nella corrente di Renzi, in quella dell’ex segretario Soru e degli ex Diesse il nome di Comandini sarebbe intoccabile. Non solo: per loro sarebbe anche una delle ultime occasioni per evitare l’arrivo di un commissario. Se la contrapposizione dovesse continuare – ma le varie diplomazie sono al lavoro per non far saltare il tavolo – c’è la possibilità che lunedì Comandini sia eletto solo da una parte dell’assemblea del partito, convocata alle 16 ad Oristano. Ma non è questa la conclusione che i Dem vorrebbero della lunga crisi interna cominciata a gennaio, con il divorzio fra Soru e i riformisti, ed esplosa a maggio con le dimissioni dalla segreteria dell’europarlamentare a poche ore dalla sua condanna in tribunale per evasione fiscale. Per stemperare gli animi, il direttorio si è preso altri cinque giorni di tempo, con la possibilità di un incontro chiarificatore domenica se non addirittura poche ore prima dell’assemblea regionale.

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