Matteo Renzi: «Parte dalla Sardegna il rilancio del Sud»
Il premier a Sassari per la firma del Patto per l'isola
La visita nell'isola era prevista per fine maggio. Lo aveva annunciato lui stesso con un tweet. Tutto era stato poi rimandato ai giorni dopo i ballottaggi delle comunali. Ma forse i risultati non proprio soddisfacenti del centrosinistra lo hanno spinto a rinviare ancora il tour isolano. L'attesa è finita ieri. Matteo Renzi è finalmente arrivato nell'isola per firmare il Patto da 2,6 miliardi. Con lui il governatore Francesco Pigliaru, coprotagonista di questa svolta a tanti zeri per la Sardegna. Ad accoglierli nell'aula magna dell'università di Sassari le istituzioni, ma solo quelle targate Pd e alleati. La giunta quasi al completo, consiglieri regionali, parlamentari, sindaci. In prima fila anche i sottosegretari Luca Lotti e Claudio De Vincenti. Tra i non allineati alle forze di governo solo il grillino Sean Wheeler, sindaco di Porto Torres.
La consegna del dossier. Il premier rende omaggio a Sassari e chiede scusa per il ritardo di due ore. Poi mette a fuoco il tema della giornata, quel Patto a più zeri che firmerà di lì a poco con Pigliaru. Renzi ritorna a quel 28 maggio 2015, quando a Olbia il governatore gli consegnò il dossier Sardegna, l'analisi di tutte le criticità legate a trasporti, mobilità interna e costi dell'energia. «Il ragionamento di Francesco mi colpì molto, usciva dalla dimensione del singolo intervento, della singola concessione. La sua era un'analisi puntuale, dettagliata, seria, rigorosa. Tanto che, quando è partito il dibattito sul Mezzogiorno, la riflessione che Pigliaru aveva fatto per la Sardegna è diventata oggetto di una discussione più ampia».
Patti per il Sud. E, infatti, quella analisi - ha raccontato Renzi - gli è piaciuta così tanto che l'ha estesa ha tutte le regioni del Mezzogiorno e le Città metropolitane. «Mi è venuto spontaneo proporre che si arrivasse a veri e propri patti basati su una lettura della realtà. Non passerelle come talvolta vengono definite le nostre iniziative. Così ho preso il copyright di Pigliaru e lo ho esteso a 15 realtà del Mezzogiorno».
I temi affrontati. Tra queste c'è ovviamente anche la Sardegna che ieri è diventato realtà con la doppia firma Pigliaru-Renzi. Una intesa da 2,6 miliardi di euro per interventi nell'isola a 360 gradi. «Francesco dice che sono risorse ordinarie, ma vorrei ricordare che valgono lo 0,1 del Pil», ha detto il premier, che poi ha voluto ricordare gli stanziamenti più importanti. Dal completamento della Sassari-Olbia («il cittadino si indigna se non vede risultati concreti») alla Maddalena («24 milioni per il Parco, 15 per l'ex Arsenale. Ne servono altri 20 per sanare la ferita ancora aperta del G8 mi impegno per dare le risposte più efficaci»). Nel discorso spazio per il Sulcis («Stiamo seguendo la questione. Ho passato il 1 maggio con gli operai Eurallumina. L'ultima volta nel Sulcis avevo passato un quarto d'ora piacevole circondato, non ero ancora premier»), l'energia («L'Eni è una grande azienda che ha superato uno stress test mantenendo o aumentando i livelli occupazionali nonostante il prezzo del barile sia passato da 120 a 40 euro») e le servitù militari. «Farò la mia parte col ministero della Difesa. Vanno, però promosse, iniziative di ricerca e collaborazione, che sono un pezzo importante della scommessa del futuro».
L'entusiasmo. L'ultima parte del discorso, tra citazioni di Gramsci e del suo amico gesuita di Quartu, padre Enrico Deidda, è un invito a ritrovare l'entusiasmo perduto. «Essere capaci di portare entusiasmo è la grande scommessa della politica di oggi, non significa negare che esistono sacche di dolore. Se l'Italia smette di vivere di lamentele sono certo che possa ritornare a giocare da protagonista».