La Nuova Sardegna

Militari sotto accusa a capo Teulada, bombe inesplose: inchiesta per disastro ambientale

di Mauro Lissia
Militari sotto accusa a capo Teulada, bombe inesplose: inchiesta per disastro ambientale

Penisola Delta disseminata di ordigni mai raccolti per decenni, dopo la relazione dell’Arpas la procura della Repubblica cambia strada. Biggeri al Parlamento: «Mortalità nell’area del poligono più bassa della media»

04 agosto 2016
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CAGLIARI. Sul poligono militare di Teulada la Procura cambia strada: si indaga per disastro ambientale. Decisiva la relazione consegnata dall’Arpas al pm Emanuele Secci, dove la situazione della penisola Delta, bersaglio dei bombardamenti, viene definita «impressionante». L’area è disseminata di ordigni, molti sono inesplosi. Per questo finora le autorità militari hanno sempre evitato di bonificarla, limitandosi a disporre l’interdizione assoluta: qualsiasi tentativo di ripulire quel lembo di terra potrebbe costare vite umane.

Ma il punto, sotto il profilo penale, è proprio questo: la scelta di rastrellare il materiale bellico dalla superficie di partenza e non dalla penisola, che è lo spazio di arrivo delle bombe, avrebbe fatto scattare la violazione della norma speciale di tutela varata nel 2015, quella che impone l’obbligo di bonifica dei siti compromessi da attività militare. Una violazione consapevole e calcolata, il Comando militare ha preferito affrontare il rischio di un procedimento penale piuttosto che mettere a repentaglio la vita dei soldati.

Ora però i nodi sono arrivati al pettine, il dirigente dell’Arpas Massimo Cappai ha confermato lo stato di disastro il 20 luglio e ancora ieri davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti dell’uso dell’uranio impoverito, presieduta da Gianpiero Scanu: nel corso di un sopralluogo nella zona Alfa, l’istmo tra la penisola Delta e la spiaggia di Cala Zafferano, i tecnici hanno visto coi propri occhi.

C’è di tutto: «Oggetti inesplosi, mortai, segnalazioni di ritrovamenti di tracciatori di missili Milan, cumuli di rifiuti, diverse bombe d’aereo lunghe quasi due metri, missili Tow simili ai Milan ma senza la parte radioattiva». Cappai ha riferito di aver visto «una bomba degli anni ’50 inesplosa del peso di circa 400 chili». Secondo Cappai ci sono «residui di oggetti radioattivi, dispersi nel terreno» e l’Arpas si chiede «dove siano finiti 2.700 missili Milan sparati fuori dalla penisola Delta e tutti gli altri che invece sono finiti in penisola».

Fin qui lo stato ambientale del poligono. Nessun allarme invece per la salute, nell’area attorno al poligono militare di Teulada si muore di meno rispetto alla media generale della Sardegna: la differenza oscilla tra il 2 e il 16 per cento e la mortalità è più bassa anche per le malattie dell’apparato circolatorio. Il dato è contenuto nella relazione che il docente di statistica medica Annibale Biggeri ha consegnato al pm Secci. Ed è stato lo stesso Biggeri a illustrare la sintesi della sua ricerca epidemiologica alla commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti dell’uranio impoverito.

L’esito dello studio era noto, il celebre epidemiologo si è limitato a confermarlo integrando però la relazione con alcuni elementi di riflessione: se nelle aree comunali di Teulada e Sant’Anna Arresi i dati sulla salute sono confortanti, riducendo il campione d’indagine alle due piccole frazioni di Foxi e Sa Portedda, al confine col poligono, saltano fuori dati che Biggeri giudica interessanti. Esaminando i documenti sanitari disponibili salta fuori che nell’area di Foxi l’eccesso di mortalità è pari al doppio della media: su 52 abitanti, in dieci anni i decessi sono stati 10 e non 5 come ci si attendeva. E’ più alto di 7,5 volte anche il dato sulle malattie ischemiche, di 13,8 volte quello sull’infarto, di 25 volte più frequenti le malattie dell’apparato urinario mentre sono nella media i tumori.

«Questo è il dato più clamoroso» ha spiegato l’epidemiologo ai parlamentari. La possibile origine dell’anomalia sarebbe lo stress da sradicamento che un gruppo di famiglie ha subìto quando le loro case sono andate distrutte per fare spazio alle attività militari. E’ chiaro però che il campione dal quale emergono questi dati anomali è talmente piccolo da ridurne il significato e il peso: quello che conta è il dato generale, che sembra smentire ogni timore.

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